Commissario Questura Milano: “Ruby disse che non era nipote di Mubarak”

MILANO – ”Mi disse che talvolta si spacciava come nipote di Mubarak ma in realtà non lo era”. Lo ha detto il funzionario di Polizia Giorgia Iafrate durante la sua testimonianza al processo sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi, presente in Aula, a proposito dell’ormai nota notte in cui la minorenne marocchina venne trattenuta in questura e poi rilasciata dopo l’intervento dell’allora presidente del Consiglio.

Secondo la teste, dunque, era chiaro fin dall’inizio che la giovane non era la nipote del presidente egiziano. “Non ci fu nemmeno bisogno di attivare il canale diplomatico”, ha precisato Iafrate spiegando di aver riferito al capo di gabinetto della Questura di Milano Ostuni del suo colloquio con la ragazza marocchina.

La telefonata di Berlusconi. Del fatto che Ruby non fosse la nipote di Mubarak era convinto anche Ostuni. In aula il capo di gabinetto ha raccontato della telefonata che ricevette la sera del 27 maggio quando il caposcorta gli passò al telefono Berlusconi. “Mi disse che c’era una ragazza in questura che gli era stata segnalata come nipote di mubarak e che sarebbe arrivata la consigliera parlamentare Nicole minetti che si sarebbe fatta carico della situazione per l’affidamento”.

Ostuni disse a Iafrate di accelerare la procedura ai fini del rilascio della minorenne. Il funzionario rispondendo alle domande dei pm Antonio Sangermano e Ilda Boccassini, afferma che quando fu chiaro che Ruby non era la nipote di Mubarak.

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