Processo Ruby bis: condanne confermate, pene ridotte per Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti

Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti (foto Ansa)
Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti (foto Ansa)

MILANO – Sei anni e un mese a Lele Mora, quattro anni e dieci mesi per Emilio Fede, tre anni per Nicole Minetti. Condanne confermate in appello ma pene ridotte per tutti gli imputati al processo a Milano per il caso Ruby bis.

In primo grado l’ex direttore del Tg4 Emilio Fede era stato condannato a sette anni, a cinque Nicole Minetti. Lele Mora invece era stato condannato a sette anni per la sola vicenda Ruby. In appello la condanna per Lele Mora è stata ridotta a sei anni e un mese,  la pena però comprende anche il fallimento della lm management.

I tre – che hanno sempre respinto ogni addebito – erano accusati a vario titolo di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. Nel luglio scorso Berlusconi è stato invece assolto in appello nel processo principale sulla vicenda Ruby dall’accusa di concussione perché il fatto non sussiste e da quella di prostituzione minorile perché il fatto non costituisce reato.

Lele Mora era l’unico degli imputati presenti alla lettura del dispositivo, mentre per le parti civili c’era Imane Fadil. Assenti, invece, Ambra Battilana e Chiara Danese.

In primo grado, l’ex direttore del Tg4 era già stato assolto dall’accusa di induzione alla prostituzione di Ruby. Oggi in appello è caduta per Fede l’accusa di induzione alla prostituzione delle ragazze maggiorenni “per non aver commesso il fatto”. Gli episodi che vedevano coinvolte Sandra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil sono stati riqualificati in tentativo di induzione alla prostituzione, così come quello relativo alla giovane marocchina. Da qui la pena ridotta a quattro anni e dieci mesi.

A Nicole Minetti, invece, i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche, e la condanna a cinque anni per favoreggiamento della prostituzione delle maggiorenni è stata portata a tre anni. Sensibilmente ridotta anche la pena per Mora perché nei sei anni e un mese inflitti dai giudici di secondo grado va compresa anche la pena per la bancarotta della sua società, per cui aveva patteggiato nel 2011.    Il sostituto pg Piero De Petris, al termine della requisitoria, nella quale aveva parlato delle serate di Arcore come di un “lupanare”, aveva chiesto invece la conferma delle condanne a sette e cinque anni per Fede e Minetti, mentre per Mora aveva chiesto sette anni e tre mesi con la continuazione per il patteggiamento della bancarotta. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni. 

“Sono soddisfatto della sentenza. Sono emozionato, perché se fossi finito carcere si nuovo il mio fisico non avrebbe potuto reggere” è stato il primo commento di Lele Mora dopo la lettura della sentenza. E ancora: “Ho già pagato perché sono finito in carcere in isolamento per 14 mesi, trattato peggio di un terrorista. Non mi pento di quello che ho fatto: se uno si pente non è uomo”.

”Con la Minetti si continua a usare la clava e fortunatamente la Cassazione non è a Milano”. Non è soddisfatta la difesa di Nicole Minetti, imputata a Milano per il caso Ruby, per la sentenza con cui oggi la Corte d’Appello di Milano le ha ridotto la pena a 3 anni di carcere. Gli avvocati Paolo Righi e Pasquale Pantano sono convinti dell’innocenza della loro assistita e anche che ”questo processo vada celebrato a Monza”. Quindi quella della competenza territoriale sarà una delle questione che riproporranno nel loro ricorso davanti alla Suprema Corte con cui chiederanno l’annullamento del verdetto di oggi.

 

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