ROMA – Si apre con un colpo di scena l’udienza del processo che vede cinque carabinieri imputati per la morte di Stefano Cucchi: il carabiniere Francesco Tedesco ha confessato il pestaggio e ha accusato i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo.
Fu un’azione combinata di spinta e calci, secondo il racconto di Tedesco. “Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore”. “Spinsi Di Bernardo – aggiunge Tedesco – ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra”.
“Processo Cucchi. Udienza odierna ore 11.21. Il muro è stato abbattuto – scrive Ilaria Cucchi su Facebook pochi minuti dopo – Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi”.
Ma cosa è successo? All’apertura dell’udienza il pm Giovanni Musarò ha reso nota un’attività integrativa di indagine dopo che Francesco Tedesco, uno dei carabinieri sotto processo, in una denuncia ha ricostruito i fatti di quella notte e ha “chiamato in causa” due dei militari imputati per il pestaggio.
“Il 20 giugno 2018 – ha detto il pm – Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio”. Sulla base di questo atto, il pm ha detto che è stato iscritto un procedimento contro ignoti nell’ambito del quale lo stesso Tedesco ha reso tre dichiarazioni.
“In sintesi – ha aggiunto il pm – ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto”. I successivi riscontri della procura hanno portato a verificare che “è stata redatta una notazione di servizio – ha detto il pm – che è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza”.