Ex procuratore antimafia Vigna difende Ganzer: “correttezza estrema in tutti gli episodi”

Pier Luigi Vigna

Il  generale comandante del Ros dei carabinieri, Giampaolo Ganzer, condannato a 14 anni lo scorso luglio per implicazioni nel traffico internazionale di droga, trova nell’ex procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna un difensore e sostenitore, mentre l’europarlamentare Idv Luigi De Magistris, che ne richiede le dimissioni, definendo ganzer come “un’ombra inaccettabile che rischia di proiettarsi su tutta l’arma dei Carabinieri”.

Vigna ha pubblicamente preso le difese di Ganzer, sostenendo “la sua correttezza estrema in tutti gli episodi”, e ricordando che da pm seguì con lui “il primo caso di immissione di droga in Italia da parte di agenti infiltrati”. L’ex procuratore ha poi spiegato che Ganzer è “un collega leale che in vent’anni ha sempre dimostrato alta professionalità e un atteggiamento ineccepibile”, ed ha espresso la sua perplessità sulla “smisurata ambizione” che, secondo i giudici di Milano, avrebbe mosso gli intenti del comandante dei Ros al fine di “assicurare risultati di immagine straordinari a se stesso e al suo reparto”.

“Predisponemmo un piano per far arrivare un aereo con più di mille chili di cocaina nel nostro Paese. Dentro c’era un nostro infiltrato e l’obiettivo era quello di attirare i grandi compratori di droga per poi arrestarli. – ha spiegato Vigna -Non fermammo subito gli acquirenti perché nel frattempo uno dei nostri agenti sotto copertura era stato sequestrato in Colombia. I criminali lo trattenevano perché volevano vedere se il carico sarebbe andato a buon fine. La droga venne ceduta e i compratori furono arrestati solo in un secondo momento”.

L’ex capo della Dna ha poi negato le affermazioni dei giudici che, che di fronte alla sua testimonianza a favore di Ganzer, sostennero che Vigna fu raggirato dal comandante: “Sono più che consapevole, i raggirati, se così si può dire, sono i trafficanti che abbiamo arrestato nel tempo”. Anche il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano si è espresso a favore di Ganzer, descrivendolo come un “ufficiale di straordinario valore a cui tutti gli italiani dovrebbero essere grati”.

Le contestazioni della condanna di Ganzer da parte di chi con lui ha lavorato, e lavora nel campo del traffico di droga, dipendono dal fatto che le leggi italiane sembrano quasi essere a sfavore dell’arma. A parlarne è un agente, che risponde al nome in codice “Falco”, che lavorò come infiltrato nel mondo droga, tanto da divenire il padrino di battesimo del boss colombiano che ha poi incastrato.

Falco, agente sotto copertura dagli anni ’90 fino al 2000, ha dichiarato di aver lavorato personalmente con Ganzer, in operazioni che “sono tutte finite bene, pulite e senza complicazioni giudiziarie se non per i trafficanti di volta in volta condannati”. Anche lui è finito sotto inchiesta, senza mai arrivare però ad un processo: “l’infiltrato lo si può fare anche rispettando la legge, non c’è dubbio, ma è un dato di fatto che le leggi italiane non aiutano. Andrebbero adeguate a quelle americane, perché la lotta al narcotraffico è globale”.

Le leggi italiane impediscono infatti di organizzare azioni provocatorie, cioè mettere in piedi finti traffici di droga come fanno le autorità americane per arrestare i vertici del narcotraffico. Le operazioni contestate a Ganzer per l’ambiguità con cui sono state gestite sono sospese su un filo sottile, infatti come ‘Falco’ afferma: “Poi dopo è facile accusare qualcuno di gestirli in modo ‘allegro’ per soldi o altro, i confidenti. Insisto, le cose si possono fare pulite. Ma le leggi dovrebbero renderlo più facile, non complicarlo”.

“Al primo corso eravamo dieci carabinieri, dieci poliziotti e dieci finanzieri — racconta — e il corso erano venuti a farcelo appunto gli americani della Dea: le tecniche sono le loro, non ce n’è. Compreso il fatto che anche noi non decidiamo una operazione sotto copertura necessariamente sulla base di una “notizia”di reato, come alcuni continuano a credere, bensì sulla ragionevole certezza che infiltrarsi in un certo ambiente criminale porterà al raggiungimento di tre obiettivi: arresto dei componenti, sequestro della droga, sequestro dei soldi”.

L’agente che per anni ha lavorato da infiltrato ha poi sottolineato che è difficile rimanere “nei secoli fedele” ad uno Stato che giustamente  ti chiede di ‘sporcarti’ al suo posto, ma che poi “è pieno di gente che parla senza avere la minima idea dell’impegno che tu comunque ci metti per non sporcarti”. Intanto Ganzer ha dalla sua parte Vigna, un ex procuratore antimafia, che non ha avuto remore nel testimoniare a suo favore, contraddicendo i giudici che hanno condannato il comandante dei Ros e difendendolo dalle accuse mosse in tribunale a Milano.

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