Prostituzione e Ruby, Marina Ripa di Meana il 13 in piazza in difesa delle “mignotte”

Pubblicato il 10 Febbraio 2011 - 17:47 OLTRE 6 MESI FA

Marina Ripa di Meana

ROMA – E’ un lungo j’accuse quello che Marina Ripa di Meana scaglia oggi dalle pagine del Foglio, ripresa da Dagospia. In una lettera idealmente destinata alle donne che il 13 febbraio scenderanno in piazza nella “giornata politica antiberlusconi e contro la mignottocrazia imperante”, Ripa di Meana si rivolge soprattutto a sua figlia Lucrezia Lante della Rovere, che di quella giornata è testimonial, per difendere le escort, un tempo “mignotte”, prese di mira , secondo Ripa di Meana, da alcune delle promotrici della manifestazione.

“Io sono con loro da sempre”, scrive Ripa di Meana, che ricorda il suo passato, quando, nell’ascensore del palazzo in cui viveva a Roma, campeggiava la scritta “Marì!, principessa delle mignotte”. Del resto, scrive ancora Ripa di Meana, “anch’io ero stata una ragazza di una famiglia piccolo-borghese che aveva cercato di emergere, e non avevo esitato a prendere i passaggi in avanti, quando mi si erano presentati”.

“A tutte le donne che domenica 13 andranno in piazza, e in particolare a mia figlia Lucrezia Lante della Rovere, la mia sola figlia, attrice bellissima e acclamata (…) chiedo perché avete deciso di puntare il dito contro le escort, le prostitute, le presunte mignotte, che vengono avanti nella vita, dalla notte dei tempi, con le occasioni che si presentano, secondo il disegno della sorte, “in progress”, come direbbe Furio Colombo.

Rievoca “Sophia Scicolone di Pozzuoli” che “trovò il potente, ricchissimo produttore Carlo Ponti, non aveva ancora chiaro il suo futuro ma arrivò, studiando e con il talento, all’Oscar”. E ancora “la fanciullina tredicenne Ambra Angiolini, portata in tv, radio, cinema e canto con successo pieno, dal suo geniale maestro Gianni Boncompagni”. “Non tutte hanno nei dintorni famiglie con grandi mezzi. E dunque gli esordi sono sempre incerti, e qualche volta spregiudicati”.

Ripa di Meana ricorda poi “Dacia Maraini che a trent’anni ha avuto la fortuna di essere introdotta alla scrittura da Alberto Moravia, e vinse tout de suite il premio letterario internazionale Formentor nel 1963 con il suo libricino d’esordio”.

“Perché prendersela tanto oggi con le minorenni, escort, veline, meteorine?” si domanda Ripa di Meana. “E per finire, cara Lucrezia, non credi che la caccia all’erotismo che ancora perseguita dal 1972 Bernardo Bertolucci per l’“Ultimo tango a Parigi”(…); la forte perorazione nel 1980, prima di morire, di Henry Miller, perché la vera arte non è mai oscena; quando la Turchia, candidata ad entrare nell’Unione europea, bandisce nel 2009 dalle sue librerie il libro di Guillaume Apollinaire “Le vittoriose imprese di un giovane dongiovanni” perché troppo osé, “pura pornografia, osceno e privo di valore letterario”; e l’opera recente di Alain Robbe-Grillet “Un roman sentimental”, uscito a Parigi e attaccato dai bacchettoni di sinistra; non credi che siano questi i temi veri, i pericoli concreti, soprattutto attraverso le esclusioni delle donne, le mutilazioni della loro sessualità, della loro libertà creativa e fisica, in particolare da parte dell’islam, che incombono su questo nostro continente? Non credi che siano queste, e non altre per noi in Italia, le motivazioni prioritarie, le nostre urgenze da esprimersi e organizzare su questi temi, le nostre uscite pubbliche, e non invece riecheggiare, da parte vostra, le intemerate dei partiti contro le escort, le mignotte, le prostitute, le donne che, da che mondo è mondo, sono sempre esistite, hanno sempre cercato di emergere da una condizione solo primaria, fisica, per salire alla poesia, alle grandi opere letterarie, alla pittura, eccetera?”