Prostituzione via internet con 5 mila donne: giro da un milione l'anno

UDINE – Le nuove tecnologie al servizio del mestiere più antico del mondo. I moderni 'papponi' del web avevano creato una redditizia associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione che coinvolgeva oltre cinquemila giovani in tutta Italia, tra cui ex veline, casalinghe e disoccupate.

Un anno di indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Udine e l'operazione 'Duracell' ha portato a 5 arresti e numerosi indagati. Il meccanismo era semplice e architettato a regola d'arte per complicare i controlli.

Al centro del sistema siti (www.best-annunci.com, cercoamici-vip.com, escortinn.org, madamelite.com) creati dalla coppia a capo dell'organizzazione, Daniele Zuliani, 55 anni di Silea, e la sua compagna di origini brasiliane, Sandra Eliza Ferreira, 49 anni. Siti su cui le prostitute pubblicavano i loro annunci.

A fare da intermediari una serie di agenti, di primo o secondo livello, incaricati di pubblicare le foto sul sito, realizzare il testo dell'annuncio e instaurare un rapporto fiduciario con la prostituta.

Il pagamento per l'inserzione era di 200 euro al mese, 120 per 15 giorni o 70 per una settimana. Soldi che le prostitute (escort di lusso tra cui tre personaggi dello spettacolo, due donne e un uomo apparsi in reality su canale 5, donne comuni spinte dalla crisi economica, gigolo' e transessuali) pagavano su poste-pay aperte da prestanome insospettabili, pensionati o prostitute non piu' in attività, che poi scaricavano il denaro sui propri conti e, dopo qualche tempo, lo giravano in Svizzera o in Brasile.

Il tutto in cambio di una provvigione variabile dal 3 al 7%. Il resto del denaro veniva spartito tra gli agenti, tre dei quali ora in carcere, e i gestori del sito.

Il sistema fruttava almeno un milione di euro l'anno per sito, oggetto di totale evasione fiscale. Il denaro veniva quindi impiegato per effettuare investimenti immobiliari all'estero, come il villaggio turistico acquistato nella zona di San Paolo, in Brasile. Ed è lì che a giorni si sarebbero rifugiati Zuliani e compagna, probabilmente soddisfatti del business finora realizzato, se non fosse intervenuta la custodia cautelare in carcere disposta dal gip del tribunale di Udine, Paolo Lauteri, nei loro confronti.

A richiederla, come per tre degli altri 16 indagati, il pm Maria Caterina Pace che coordina l'inchiesta nata sulla base di alcuni accertamenti seguiti nella soluzione del caso del killer della balestra, Ramon Berloso, morto suicida in carcere dopo aver ucciso le due escort Diana Alexiu e Ilenia Vecchiatto. Accertamenti che hanno trovato riscontri investigativi nel marzo 2011 quando venne consumata una rapina in casa di una prostituta udinese.

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