Proteste contro la discarica: a Boscoreale (Napoli) distrutte le vetrine e bruciato il tricolore. Continua la guerriglia

La "guerriglia" a Terzigno

Continua la protesta anti-discarica nel Vesuviano: a Boscoreale (Napoli) un gruppo di persone armate di bastoni ha distrutto le vetrine di diversi negozi del centro storico. La notizia del raid, che si inserisce nel clima difficile scaturito dall’annuncio della seconda discarica in località cava Vitiello a Terzigno, ha gettato nel panico molti genitori che sono andati a scuola a prendere i loro figli prima della fine dell’orario scolastico. Successivamente altri manifestanti hanno bruciato una bandiera italiana in piazza Pace: il tricolore è stato abbassato a mezz’asta ed è stato esposto un drappo viola tra gli applausi della folla presente.

Quella tra il 20 e il 21 ottobre è stata un’altra notte di scontri tra i manifestanti dei comuni dell’area interessata e le forze dell’ordine: due persone sono state fermate (e poi rilasciate) e ci sono stati diversi feriti. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, si è detto rammaricato per il ricorso alla forza da parte dei “suoi” agenti: ”Noi non siamo certo nemici di chi manifesta, facciamo il nostro lavoro”. “Raccolgo però – ha sottolineato Manganelli – il rammarico dei miei uomini che tutte le sere fanno una battaglia. Dispiace che questo sia diventato un problema di polizia e che un’area geografica consolidi sentimenti di ostilità verso le forze dell’ordine”.

Intanto Ugo Leone, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, ha definito una “pugnalata” l’ok all’apertura di una seconda discarica e ha annunciato che è “pronta” la lettera di dimissioni dalla presidenza del Parco: ”E’ una pugnalata alle spalle nel momento in cui mezze promesse e mezze parole lasciavano intendere che la Cava Vitiello non sarebbe stata aperta”.

Per il presidente del Parco del Vesuvio ”la vergognosa decisione con la sostanziale acquiescenza del Ministero dell’Ambiente che mai è stato vicino al Parco nei due anni di battaglie che abbiamo alle spalle, rende ancora più grave il provvedimento e apre una ferita profonda tra cittadini, comitati, associazioni ambientaliste, sindaci, Ente Parco, Governo della Regione e del Paese”.

A destare malumore è stato anche il “no” opposto dalle province campane all’accoglimento temporaneo dei rifiuti: ”Per varie sensate considerazioni mi illudevo che i valori ambientali e umani alla base della elevazione al rango di Parco Nazionale del Vesuvio, fossero sufficienti per individuare una via alternativa e virtuosa allo smaltimento dei rifiuti anche contando sulla solidarietà a termine delle altre province campane. Così non è stato. Ciascuno si assuma le sue responsabilità”.

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