ROMA – Per l’esubero statale la riforma Fornero non vale. Il 20 per cento dei dirigenti, il 10 per cento degli addetti in ogni mansione tra gli statali. In tutto, forse decine di migliaia: sono i dipendenti in esubero della Pubblica amministrazione. Per ora nessuno ha lasciato, per loro una buona notizia: se hanno gli anni giusti di età e di contributi vanno in pensione. Giusto, come? Come prima. Come prima della Fornero, andranno in pensione con le regole “vecchie”. Così è stato deciso il 23 gennaio scorso, quando la presidenza del Consiglio dei ministri ha infatti emanato i decreti per ridurre gli organici in vari enti tra cui nove ministeri.
Il Sole 24 Ore pubblica la lettera di una dipendente pubblica che fa da esempio ai tanti che si trovano nella stessa situazione: “Sono una dipendente della P.A. con 18 anni e 1 mese di contributi al 31 dicembre 1995. Con la salvaguardia prevista dalla Spending review potrei andare in pensione, in relazione alla riduzione degli organici della pubblica amministrazione, con le regole vigenti prima della riforma Monti-Fornero, considerato che quest’anno maturerò la ‘quota 97’? In caso contrario, con le novità previdenziali, quando andrò in pensione? La mia pensione sarà calcolata sempre con le regole del sistema contributivo?”. Questa lavoratrice, se risuleterà tra gli esuberi, potrà andare effettivamente in pensione con i vecchi requisiti, ovvero con la legge prima della riforma Fornero.
Ad esempio, per le lavoratrici che decidono di lasciare a 57 anni e tre mesi con 35 anni di versamenti si prospetta una decurtazione tra il 20 e il 50%. I requisiti attualmente in vigore, per avere la pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi, prevedono l’assegno a 62 anni e 3 mesi per le dipendenti nel settore privato; 63 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome; 66 anni e 3 mesi per le lavoratrici del pubblico impiego e 66 anni e 3 mesi per i lavoratori dipendenti e autonomi.
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