Cafasso ucciso da eroina “mascherata” da cocaina

Gianguarino Cafasso è stato ucciso da eroina e non cocaina: secondo le analisi tossicologiche è questo il motivo della morte del “pusher dei trans”, trovato morto sulla Salaria a Roma il 12 settembre e considerato uno degli uomini-chiave dello “scandalo Marrazzo”; in base a questi nuovi rilievi, la Procura capitolina potrebbe ora indagare per omicidio volontario
Gianguarino Cafasso

Gianguarino Cafasso è morto per una dose di “finta” cocaina. Il pusher dei trans legati al caso Marrazzo  è stato dunque ucciso da eroina tagliata  da una sostanza che la rende simile al gusto della cocaina. Questa l’ipotesi investigativa che si fa sempre più concreta.

Cafasso è stato trovato morto il 12 settembre a Roma all’hotel Romulus, sulla Salaria. Inizialmente gli investigatori avevano ipotizzato che l’uomo avesse avuto un infarto, ma il 23 novembre i giudici che stanno conducendo l’inchiesta hanno riaperto il caso, ipotizzando che si trattasse invece di omicidio.

Dunque il pusher è morto per l’eroina, assunzione fatale per un abituale consumatore di cocaina, secondo gli esperti la dose ha ucciso Cafasso «in pochi minuti».

Il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, aspetta però i risultati ufficiali e finali della consulenza tossicologica: se è stata “cocaina truccata”, è stato omicidio e chi l’ha fornita è l’assassino.

Sospetto appare anche l’atteggiamento di Jennifer, il trans fidanzato di Cafasso che era con lui in albergo al momento dell’assunzione di droga. Jennifer, il cui vero nome è Adriano Da Motta, ha spiegato agli inquirenti che non aveva assunto quella sera quella droga, perché aveva uno “strano sapore”. Versione che lascia perplessi: possibile che un consumatore abituale come Cafasso non riconoscesse anche lui lo “strano sapore”?

I dubbi intorno alla morte di Cafasso si sono riaccesi dopo la fine oscura di Brenda. Cafasso ha avuto in mano il video con Marrazzo, forse ne è stato anche l’ideatore e il regista oltre che il tentato “piazzista” presso giornali e tv. Andava dicendo: “Ho in mano mezza Roma…” C’è ampio spazio per la ricerca di un movente. Intanto la Procura attende i primi risultati sul pc trovato nell’appartamento di Brenda.

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