Quando Raffaele Cutolo pisciò addosso a Totò Riina. Dal libro "Camorra nostra" di Giorgio Mottola Quando Raffaele Cutolo pisciò addosso a Totò Riina. Dal libro "Camorra nostra" di Giorgio Mottola

Quando Raffaele Cutolo pisciò addosso a Totò Riina. Dal libro “Camorra nostra” di Giorgio Mottola

Quando Raffaele Cutolo pisciò addosso a Totò Riina. Dal libro "Camorra nostra" di Giorgio Mottola
Quando Raffaele Cutolo pisciò addosso a Totò Riina. Dal libro “Camorra nostra” di Giorgio Mottola

ROMA – Quando Raffaele Cutolo pisciò addosso a Totò Riina. Dal libro “Camorra nostra” di Giorgio Mottola. E’ importante il libro di Giorgio Mottola “Camorra nostra” perché smonta più di un clichè sulle mafie italiane e sulla presunta originalità locale della subcultura che ne informa azioni, riti, specificità associative. Mottola, giornalista d’inchiesta della squadra di Report, aggiorna le nostre conoscenze riconoscendo alla mafia siciliana l’imprimatur sull’ascesa della camorra campana, della quale si fece accorta mallevatrice.

“Non chiamatela camorra. E’ cosa nostra”, dice per esempio Franco Di Carlo, ex boss dei corleonesi pentito. Nello Trocchia, che cura un blog su Il Fatto Quotidiano, recensisce il libro di Mottola sottolineandone la novità interpretativa: autonomi, associati secondo riti locali, i camorristi tuttavia prendevano ordine dalla mafia siciliana. In questo contesto, appare ancor più incredibile un episodio raccontato da Di Carlo (e già presente nei verbali secretati degli interrogatori di Cutolo) che opponeva i due boss più carismatici e spietati, Totò Riina e Raffaele Cutolo, il capo della Nco, la nuova camorra organizzata. Siamo dalle parti di Gomorra la serie quanto a folklore.

Cutolo di affiliarsi non ha nessuna intenzione e Riina gli punta una pistola alla testa. Cala il gelo in sala. Cutolo non si muove, non fa una piega. Fissa negli occhi Riina e gli dice: “O spari o ti piscio sulla pistola”. Il capo dei capi si ritrae, ma se pensate sia finita così non avete capito chi è stato Cutolo. Un boss, al quale si rivolgevano i servizi segreti e pezzi dello Stato, non ammaina presto la bandiera dell’orgoglio. E qui arriva l’impensabile. Riporto le parole di Mottola.

“Cutolo, però, aveva solo iniziato la sua sceneggiata. Si alzò e, piantandosi di fronte a Riina, aprì la patta e gli pisciò la scarpa”. Proprio così. Fossimo stati in Gomorra a Cutolo avrebbero fatto dire: “Tien e scarp sporche, mo’ te lav” (hai le scarpe sporche, ora le pulisco). (Nello Trocchia, Il Fatto Quotidiano)

 

 

Gestione cookie