MODENA – Sospettava che il figlio alla fine arrivato non fosse suo, ma la compagna negava. E invece lui aveva ragione. E’ stato un giudice, grazie all‘esame del dna sul bambino, a stabilirlo, condannando la madre del piccolo ad un risarcimento nei confronti dell’ex compagno di diecimila euro più gli interessi per le spese sostenute da chi credeva di essere il padre ma non lo era.
La vicenda, raccontata da Carlo Gregori su La Gazzetta di Modena, ha fatto a pezzi una famiglia della provincia di Modena. La coppia stava insieme dal 1996. Nel 2004 i due avevano provato ad avere un figlio, senza riuscirci. Lui, insegnante di sport, spesso andava via per lunghi periodi. E nel 2005 durante una di queste assenze lei lo tradì, restando poi incinta.
Lui fu molto sorpreso dalla bella notizia, ma lei negò qualunque rapporto con altri. Solo più tardi ammise di averlo tradito, ma parlò sempre di rapporto protetto. Lui, però, non le credette mai. Iniziò a bere, a bere sempre di più, fino a quando un giorno sbottò.
Una sera del 2008, ubriaco, sfasciò tutti i mobili di casa minacciando: “Te la farò pagare”. E così è stato. La ex compagna è stata condannata ad un risarcimento per danno patrimoniale di 10mila euro più gli interessi.
A far capire ai giudici che la donna sapeva che il figlio non era del compagno, oltre al test del dna, anche questa lettera che lei scrisse al convivente:
“So che non hai più fiducia ma i miei comportamenti di questo anno e mezzo sono stati dovuti alla confusione e alla paura che avevo. Dopo anni tanto belli mi chiedevo se davvero volevi stare con me. Eri sempre più distratto, preso dal tuo lavoro e dalla tua lontananza. Il momento in cui ho ceduto, per il continuo logorio, è stato di essermi confidata della paura di essere lasciata, nei continui momenti da sola, alla persona sbagliata che se ne è poi approfittata”.