ROMA – Negli studi di Quinta colonna si è presentato come un comandante quasi perfetto. Ha raccontato che se non fosse stato per lui invece che 32 le vittime della Costa Concordia avrebbero potuto essere di più. Ha detto di essersi sentito guidato da una “mano divina”. Soprattutto ha detto di non aver sbagliato e che l’ordine “vada a bordo, cazzo” impartitogli da Gregorio De Falco dalla capitaneria di porto era sbagliato, perché un comandante non dà “mai ordini che non si possono eseguire”. Francesco Schettino si è difeso, ha negato responsabilità e a sei mesi di distanza dall’incidente non ammette più, come disse a caldo, di “aver fatto una cazzata”.
Ma a complicare la posizione del comandante della Concordia è il tracciato radar della nave così come appare nella scatola nera. La documentazione completa che è stata trascritta dai Ris è pubblicata dal Corriere della Sera che scrive:
Alle 21.39 e 14 secondi del 13 gennaio il comandante Francesco Schettino, dopo aver pronunciato la frase obbligatoria per assumere il controllo sulla plancia di comando «I take the conn», ordina il «timone a mano».
Schettino, insomma, prende il comando alle 21:39 e tre minuti dopo è già chiaro che l’impatto con lo scoglio è inevitabile. Prosegue il Corriere:
L’orario di disattivazione del pilota automatico (le 21.39 e 15 secondi) risulta dal radar di bordo e tutto quello che avviene sul ponte di comando, audio e strumentazione, è registrato dal Vdr che ha cessato di funzionare alle 23.36. (…) Il punto di non ritorno Schettino lo raggiunge quando alle 21.42 anche una brusca virata non avrebbe potuto evitare la «scodata» contro lo scoglio. La trascrizione dei Ris non identifica sempre la voce di Schettino: indica con Vocmas (voce maschile) chi parla e con Comsche il comandante Schettino quando l’identificazione è certa. È qualche secondo prima della collisione che sul ponte di comando ci si rende conto dell’inevitabile: «Stiamo proprio col culo a terra!» dice un ufficiale, segue una bestemmia e l’ordine «chiudete le porte stagne a poppa», poi una voce maschile sussurra «mi sento in colpa». Dopo qualche secondo Schettino: «Ma dove abbiamo toccato?». Rispondono in due: «Lo scoglio», «Su uno scoglio a pelo d’acqua». Una voce maschile: «È l’inchino che voleva» (ma potrebbe anche essere «che volevamo» precisa il Ris). Alle 21.46 e 41 secondi Schettino: «L’importante è che non ci sia entrata acqua». Alle 21.38 Schettino aveva telefonato a Terenzio Palombo, comandante della Costa Crociere in pensione, per avvertirlo che stava per passare vicino al Giglio (e gli chiede «ma c’è acqua a 0,3?»).
Quindi la prima telefonata, poco prima delle 22. E le ammissioni di colpa.
Schettino telefona la prima volta alle 21.56 e 19 secondi a Roberto Ferrarini, nell’unità per le emergenze di Costa Crociere a Genova, spiega: «Roberto ho fatto un casino!… Senti una cosa: io sono passato sotto l’isola del Giglio, qua! È stato il comandante Palombo… mi ha detto “passa sotto passa sotto”. Sono passato sotto qua, ho preso con la poppa un basso fondale… Sono, guarda, io sto more’..