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Rafael Antonio Quevedo, storico mendicante di Bologna: “Io non ero povero, anzi…”

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Rafael Antonio Quevedo, storico mendicante di Bologna (foto da YouTube)

ROMA – Rafael Antonio Quevedo, storico e conosciutissimo mendicante di Bologna, intervistato da Radio Due, ha raccontato la sua storia:

“Quello di oggi – racconta – è stato l mio ultimo giorno di elemosina. Sono un mendicante che gioca a scacchi e scrive libri, mi hanno chiamato in televisione sia Maurizio Costanzo che Gian Carlo Magalli. Come sono diventato mendicante? Credo che questa scelta non si faccia per mancanza di soldi, ma per mancanza d’amore. Per solitudine. Io non ero povero, ho avuto parenti Ministri e Parlamentari, mia madre è una donna molto potente nel nord Italia, la mia famiglia è ricca”.

“Credo – continua – che mia madre in questi sette anni in cui ho vissuto di elemosina mi abbia aiutato di nascosto. Perché ogni tanto veniva qualcuno a darmi soldi senza dire nulla, senza chiedere nulla. Da domani inizierò a cercare un lavoro. Io sono un perito elettronico, quindi mi darò da fare. A farmi scegliere di abbandonare questa vita è stata anche la scoperta dell’amore. Una donna che ha letto i miei libri, che mi si è avvicinata. Ci siamo riscoperti innamorati”.

“Qui – racconta ancora – in Via D’Azelio ho conosciuto persone di ogni tipo. Ricchi, poveri, vip, calciatori, attori, registi. Una volta Pupi Avanti stava caminando e mi ha calpestato la scacchiera. Per scusarsi mi ha dato dieci euro. Spesso viene a parlare con me e a darmi un po’ di soldi Samuele Bersani. Un grande. I politici invece sono sempre abbastanza tirchi. Una volta a ferragosto stavo morendo di fame. Bologna deserta, non avevo un centesimo, niente da mangiare. E’ passata una famiglia israeliana. Ho giocato a scacchi con i loro bimbi. La mamma mi ha chiesto quanto avrebbe dovuto darmi. Le ho risposto che con i bambini gioco a scacchi gratis. Mi ha pregato di prendere cinquanta euro”.

In strada anche tanta cattiveria: “I mendicanti non sono tutti stinchi di santo. C’è un racket, noi mendicanti conosciamo tutti i segreti di Bologna, siamo la memoria storica della città e io ho visto delle cose che se oggi le raccontassi sicuramente qualcuno, a livello alto, ne soffrirebbe”.

Fonte: Radio Due.

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