PERUGIA – Condannato, assolto e di nuovo condannato prima di essere dichiarato definitivamente innocente per l’omicidio di Meredith Kercher. Ora Raffaele Sollecito chiede allo Stato italiano oltre mezzo milione di euro di risarcimento per l’ingiusta detenzione. Quasi quattro anni passati in cella, tra il 6 novembre del 2007 e la notte del 4 ottobre del 2011.
I suoi avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori hanno depositato lunedì alla Corte d’appello di Firenze l’istanza. Nel capoluogo toscano si trova infatti l’ultimo giudice di merito ad essersi occupato del processo a Sollecito e ad Amanda Knox, anche lei definitivamente assolta con lo stesso cammino giudiziario.
I legali dell’ingegnere pugliese hanno chiesto il massimo possibile del risarcimento in base ai parametri che regolano la materia. Complessivamente 516 mila euro per tre anni e 11 mesi passati in cella. Spetterà ora ai giudici toscani decidere.
Sollecito venne arrestato cinque giorni dopo l’omicidio di Meredith Kercher, studentessa inglese di 22 anni in Italia per studiare con il programma Erasmus, colpita mortalmente alla gola con una coltellata nella villetta nella quale viveva a Perugia, in via della Pergola. La stessa casa occupata da due giovani italiane e dalla Knox, all’epoca fidanzata con Raffaele e anche lei fermata il 6 novembre del 2011 dalla polizia.
Insieme a loro in cella finì Patrick Lumumba, rimesso in libertà due settimane dopo perché riconosciuto totalmente estraneo ai fatti (e quindi prosciolto) mentre veniva invece arrestato Rudy Guede, l’ivoriano unico condannato per l’omicidio Kercher (a 16 anni di reclusione, diventati definitivi, con il rito abbreviato). Il musicista originario dell’ex Zaire ha poi ottenuto un risarcimento di ottomila euro per l’ingiusta detenzione ma ha deciso di rinunciarvi, ritenendolo esiguo, per rivolgersi alla Corte europea per i diritti dell’uomo.
Sollecito e la Knox, che si sono da subito proclamati innocenti, vennero condannati in primo grado a 25 e 26 anni di reclusione. E da detenuti affrontarono il processo d’appello che si concluse il 4 ottobre del 2011 con l’assoluzione dei due giovani “per non avere commesso il fatto”. La Corte d’assise d’appello dispose quindi l’immediata scarcerazione di Raffaele, che vive con la famiglia in Puglia, e Amanda, subito tornata negli Usa nella sua Seattle. Per loro comunque quello che i loro difensori hanno più volte definito un “calvario giudiziario” non era finito.
Il 26 marzo del 2013 la Cassazione annullò infatti l’assoluzione a loro carico, disponendo per entrambi un nuovo processo d’appello, a Firenze per questioni tecniche, al termine del quale la Corte toscana condannò a 28 anni e sei mesi la Knox e a 25 Sollecito. Prima che il 27 marzo dell’anno non ne ha decretato in maniera definitiva l’assoluzione dei due giovani e quindi la loro estraneità all’omicidio Kercher. Ora, a quasi un anno da quella sentenza, è Sollecito a rivolgersi ai giudici del capoluogo toscano per chiedere allo Stato un risarcimento di 516 mila euro.