Ragazze sequestrate per settimane dall’imprenditore: dietro c’era una organizzazione con complici

Ragazze sequestrate per settimane dall’imprenditore. E quello che era un sospetto assume i contorni di un’ipotesi investigativa: alle spalle dell’imprenditore c’era una rete di persone. Una organizzazione di complici che lo aiutavano a tenere nascoste le ragazze. 

Altrimenti, non sarebbe certo facile per una singola persona riuscire a segregare una persona per 4 settimane. Fisiologicamente, arriva un punto in cui esce o dorme o comunque non può avere il controllo totale su quella persona.

Ragazze sequestrate per settimane dall’imprenditore

“Sono stata sequestrata per 4 settimane“. E’ solo uno dei passaggi dei tanti verbali che gli inquirenti stanno raccogliendo dalle presunte vittime, che aumentano di giorno in giorno, dell’imprenditore arrestato. L’uomo è finito in carcere venerdì scorso con l’accusa di aver narcotizzato una studentessa 21enne, il 26 marzo, e di averla violentata per ore. Scattando fotografie che sono andate a riempire la sua “galleria” di orrori, passata al setaccio dagli investigatori in queste ore.

I primi episodi risalgono a 10 anni fa?

L’uomo potrebbe aver iniziato a mettere in atto il suo “schema” di abusi a partire da una decina di anni fa almeno. I primi episodi, infatti, li avrebbe commessi ai danni dell’ex moglie da cui si separò nel 2012. Lei in passato lo aveva anche denunciato. Fatti probabilmente sottovalutati e che ora i pm stanno verificando di nuovo nell’inchiesta condotta dai carabinieri della Compagnia Porta Monforte e del Nucleo investigativo.

Le altre ragazze che hanno denunciato l’imprenditore

Intanto, altre due ragazze si sono fatte avanti e sono pronte a parlare coi magistrati nelle prossime ore e a denunciare l’imprenditore. Mentre, oltre alla 21enne tenuta segregata con dosi massicce di tranquillanti per un pomeriggio e una notte, tre giovani sono già state ascoltate ieri per diverse ore. Verbali con dettagli già riscontrati con primi atti di indagine come i tabulati.

Una sarebbe stata sequestrata per giorni, un’altra per quattro settimane e la terza, invece, sarebbe riuscita a sfuggire alle violenze. Tutte non sono riuscite a denunciarlo subito, perché il manager avrebbe messo in atto un meccanismo di “soggezione psicologica”, intimorendole con una pistola (finta in realtà) e pure con riferimenti a contatti che aveva, millantati o meno.

Il modus operandi dell’imprenditore e la rete di complici

Il “modus operandi” era sempre lo stesso. Il manager avrebbe tenuto in piedi un “sistema” fatto di complici che lo aiutavano a selezionare le donne (si indaga su una “rete”), di inviti in azienda e nel suo lussuoso appartamento in centro a Milano, di finte offerte di stage e lavoro nell’azienda che amministrava, e di minacce dopo le violenze.

L’uomo avrebbe anche scelto le giovani – studentesse ‘fuori sede’ – in base a caratteristiche che gli avrebbero permesso di tenerle nel suo appartamento per giorni, immobilizzandole coi tranquillanti, per cancellare i loro ricordi, e in seguito incutendo uno stato di perenne paura. Anche quella che negli atti compare come la sua fidanzata in realtà, è l’ipotesi degli inquirenti, sarebbe stata un’altra vittima. 

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