Fano: ragazza di 17 anni rapita dal padre

Pubblicato il 18 Gennaio 2010 - 14:18 OLTRE 6 MESI FA

Una ragazzina pakistana di 17 anni è scomparsa a Fano, nelle Marche. Era affidata a un centro di accoglienza della onlus Cante di Montevecchio: l’ha rapita il padre, dopo che la ragazza era stata allontanata dalla famiglia dal Tribunale dei minori di Ancona, forse per maltrattamenti.

Posti di blocco sono stati istituiti immediatamente da polizia e carabinieri lungo le strade consolari e ai caselli autostradali. Secondo i primi accertamenti, la ragazza si trovava ospite nella sede della Onlus alla quale era stata affidata da un giudice.

Un padre-padrone, rigido, severo, prepotente, che la maltrattava. Sarebbero questi i motivi per i quali l’estate scorsa il Tribunale dei minori di Ancona aveva allontanato dalla famiglia la ragazza pachistana di 17 anni. Il padre della giovane vive a Senigallia (Ancona), insieme alla moglie, e fa il venditore ambulante. A Fano viene descritto come un uomo molto duro, che probabilmente voleva imporre alla figlia stile di vita e prescrizioni di comportamento, anche religiose.

Il Tribunale aveva affidato la ragazzina ai Servizi sociali del Comune di Senigallia, che a sua volta aveva ottenuto una sistemazione presso la onlus fanese di via Palazzi 5, che accoglie malati lungodegenti e minori bisognosi. La ragazza, dice il presidente della struttura Giuliano Di Bari, si era ambientata bene, e frequentava l’Istituto tecnico con indirizzo geometri ‘Cesare Battisti’, che sorge a pochi metri dal palazzo a tre piani di Cante di Montevecchio, nel centro cittadino.

Oggi, verso le 13:30 la giovane stava rientrando da scuola, da sola, quando un uomo è sceso da un’auto in sosta vicino al palazzo e l’ha fatta salire a forza sulla vettura, per poi allontanarsi a tutta velocità. Questo almeno, secondo alcune testimonianze raccolte sul posto. Evidentemente il padre non si era rassegnato a veder crescere la figlia lontano da casa e dai suoi dettami. Tempo addietro, i responsabili di Cante di Montevecchio avevano anche tentato un riavvicinamento della diciassettenne alla famiglia, accompagnandola a fare visita ai genitori, a Senigallia. Ma l’accoglienza del genitore sembra fosse stata pessima.

«Non aveva accettato l’allontanamento della figlia da casa, una cosa per lui incomprensibile – spiega Giuseppe Franchini, preside dell’istituto tecnico dove la ragazza frequenta il quarto anno -. Mi è sembrato un uomo che si è integrato nella nostra società dal punto di vista economico, ma non da quello culturale. Lei è una ragazza come tante, un viso dai tratti asiatici, abbigliamento normale e comportamento come quello di tutte le ragazze della sua età». La sensazione del preside è che la studentessa sia più “occidentalizzata” di quanto il genitore fosse disposto ad accettare: «L’ho incontrato una volta e gli ho spiegato che le leggi in Italia sono queste, che se la figlia era stata affidata a un istituto lui doveva rispettare la decisione del tribunale». Ma A.M. aveva in mente solo una cosa: riportarla a casa, insieme agli altri figli più piccoli. In passato era stato visto diverse volte vicino alla scuola: probabilmente preparava il piano che ora ha messo in atto.