Reggio Calabria, Comune sciolto per ‘Ndrangheta. Così lo raccontava la Stampa..

Annamaria Cancellieri (Lapresse)

ROMA – Il Viminale ha sciolto per mafia il Comune di Reggio Calabria. E’ la prima volta in 21 anni, da quando esiste la legge, che viene presa una decisione del genere. Una decisione che potrebbe mettere politicamente nei guai l’ex sindaco, ed attuale governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, già rinviato a giudizio per reati connessi alla sua gestione.  Lo scioglimento del comune di Reggio Calabria “è stato un atto sofferto fatto a favore della città” ha dichiarato il ministro Anna Maria Cancellieri, a margine del Consiglio dei Ministri. Questa mattina dalle colonne del quotidiano La Stampa, Guido Ruotolo, scriveva che tutti i settori strategici, in città, sono controllati (direttamente o meno) dalle cosche.

Lo scioglimento del comune è stato disposto per “contiguità e non per infiltrazioni” mafiose, precisa il ministro dell’Interno, aggiungendo che l’atto riguarda “solo questa amministrazione, non quella precedente”. Le vicende che hanno portato allo scioglimento del comune, ha spiegato il ministro, riguardano “diversi episodi che toccano gli amministratori o atti che non sono stati posti in essere, come i controlli preventivi per gli appalti, la gestione dei beni confiscati alla mafia, la gestione dei mercati e delle case popolari”.    “E’ stato un lavoro molto intenso e molto impegnativo – ha ribadito Cancellieri – frutto di una decisione ponderata e sofferta” che è stata presa dopo aver letto migliaia di pagine di relazioni sulla situazione del Comune.

La decisione giunge, infatti, dopo che il prefetto di Reggio Calabria, Vittorio Piscitelli aveva invitato la titolare del Viminale a valutare le scelte da adottare per “rimuovere le cause del rischio di infiltrazioni mafiose”. La relazione della commissione guidata dal prefetto Valerio Valenti parlava di “rischio evidente”. Secondo il quotidiano la Repubblica nella relazione sarebbero contenuti “tutta una serie di elementi già noti, ma anche alcuni particolari scottanti e del tutto inediti”.

Ruotolo, questa mattina, sulla Stampa elencava tutti i campi nei qualti l’infiltrazione mafiosa, secondo lui la farebbe da padrona: Prendiamo per esempio le case popolari – scrive Ruotolo– I beneficiari sono poco meno di quattromila, di questi seicento sono deceduti, una cinquantina emigrati e soprattutto una settantina sono mafiosi. Non solo hanno avuto la casa ma non la pagano.

O anche il mercato ortofrutticolo: diversi concessionari di box  del mercato – prosegue Ruotolo – hanno precedenti per mafia o sono risultati legati a famiglie mafiose. In una città dove tutti conoscono tutti, il Comune fa la politica dello struzzo. Non vede, anzi aiuta, rinunciando con una delibera addirittura a riscuotere il canone di locazione.

Lo stesso dicasi per l’Avvocatura civica: Ogni Comune che si rispetti ha la sua Avvocatura civica, legali in grado di fronteggiare tutti i processi in cui il Comune è coinvolto. Ma a Reggio, l’amministrazione si rivolge ad avvocati esterni, così tra i “difensori” si può scoprire il parente di un assessore o di un mafioso.

La Commissione d’accesso che ha indagato sui rapporti sospetti tra il Comune e ambienti mafiosi, è stata nominata il 20 gennaio scorso dall’allora prefetto di Reggio Luigi Varratta, e si è insediata il 24 gennaio. Il 13 luglio ha concluso i suoi lavori e nelle settimane successive è stata inviata al Viminale una relazione dal nuovo prefetto Luigi Piscitelli.

Reggio, questa la conclusione dei commissari riportata da Repubblica, non è solo a rischio infiltrazioni mafiose, ma sarebbe “almeno in alcuni settori” ormai nelle mani di personaggi più o meno ricollegabili a esponenti della ‘Ndrangheta. Inoltre l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Demetrio Arena, non avrebbe secondo i commissari attivato “le misure necessarie” ad arginare il rischio mafia.

Ad Arena, la relazione riconosce però il merito di aver disposto lo scioglimento della Multiservizi, società infiltrata dalla cosca Tegano. Passaggio obbligato tuttavia, dopo che la Prefettura non aveva più rilasciato il certificato antimafia.

La relazione passa in rassegna tutti i consiglieri comunali e i componenti della giunta eletti nel 2011. Rapporti di parentela e frequentazioni. Scrive Repubblica che più di una pagina è stata dedicata al consigliere Pdl

Giuseppe Plutino, detenuto con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, e alle amicizie discutibili di Pasquale Morisani (assessore al Lavori pubblici) con il boss Pasquale Crucitti. Senza dimenticare della vicenda dell’allora assessore all’Urbanistica Luigi Tuccio, genero (anche se non formalmente sposato) di Giuseppa Santa Cotroneo, madre di Giampiera Nocera. La Cotroneo, è finita mano e piedi nell’inchiesta “Lancio” del Ros dei carabinieri per avere offerto riparo alla latitanza del boss Domenico Condello. Tra l’altro la compagna di Tuccio è sorella di Bruna Nocera sposata da 20 anni a Pasquale Condello, fratello del latitante, cugino e omonimo de ‘U Supremu’, fondacapo storico della cosca. C’è poi l’episodio dei funerali del boss Domenico Serraino, morto nel 2010. A quelle esequie, benché vietate in forma pubblica dal Questore, c’era l’attuale presidente del Consiglio Comunale (tra l’altro poliziotto in aspettativa) Sebi Vecchio.

I commissari hanno compilato le schede personali di una quarantina di dipendenti del Comune di Reggio, legati secondo loro a vario titolo ad esponenti della criminalità organizzata reggina. Un capitolo a parte merita poi quello sugli appalti. Gran parte della relazione è incentrata su decine di commesse pubbliche che sarebbero state affidate, anche in via diretta, alla ‘Ndrangheta. E’ in questi appalti, secondo la relazione, che si anniderebbe lap prova che i clan non sono solo in affari con il Comune, ma che li hanno già fatti. Ciò vorrebbe dire che non si parla di società spuntate dal nulla con l’amministrazione Arena ma di imprese che hanno stretto affari col Comune anche durante l’amministrazione di Giuseppe Scopelliti, attuale governatore della Calabria. Si va dagli appalti edili fino ai servizi sociali: aziende che operano con la benedizione del centrodestra anche nel terzo settore.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie