Regione Lazio hacker, il dipendente che ha aperto la porta si discolpa. “Sono io quello che cercate, sono io la porta da cui sono entrati gli hacker della Regione Lazio. Pensavo di averla chiusa bene a chiave e invece… Prego, accomodatevi”.
Così in un’intervista al Corriere della Sera il dipendente della Regione Nicola B. racconta l’assalto hacker ai sistemi informatici.
Regione Lazio hacker, il dipendente che ha aperto la porta si discolpa
“Volete sapere se Zingaretti mi ha chiamato dopo che è scoppiata la bomba? No, non l’ha fatto – aggiunge -. Ma neanche il mio capo ufficio. Gelo totale. Da una settimana mi sento come isolato, emarginato, solo due-tre colleghi si sono avvicinati per farmi coraggio, per chiedermi come sto. E sì che sto male, sono preoccupato, sono spaventato”.
Poi aggiunge: “Malgrado tutto io resto tranquillo, perché penso che la polizia postale comunque ha preso i computer e potrà vedere da sola tutti i movimenti che ho fatto”. “Vendermi le password? – dice – Nemmeno per un milione di bitcoin e sì che ci sistemerei la famiglia! Ma io sono uno che non ha mai preso una multa in vita sua”.
Si rincorrono, in queste ore, le più diverse congetture, Nicola ci tiene a smontarle subito rivendicando una condotta irreprensibile nella navigazione internet. “Porno? Macché, al massimo ascolto Califano su YouTube”. Il figlio? “Non ha le password e la notte dell’intrusione era al mare”.