Regioni in zona arancione o rossa dal 7 gennaio: ecco la possibile mappa dell’Italia dopo il lockdown

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Gennaio 2021 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
Lazio verso la zona arancione, spostamenti e coprifuoco: cosa si potrà fare e cosa no

Lazio verso la zona arancione, spostamenti e coprifuoco: cosa si potrà fare e cosa no (foto Ansa)

Il 6 gennaio scadrà il cosiddetto decreto Natale sulle varie restrizioni in Italia per il contenimento del coronavirus. Quindi cosa succederà dal 7 gennaio in poi? Quali saranno le Regioni in zona arancione o rossa dal 7 gennaio?

A dir la verità è ancora tutto da decifrare. 

Attualmente è previsto che, dopo il decreto, le Regioni tornino alla fascia di colore assegnata prima del lockdown.

Le Regioni, lo ricordiamo, al momento sono tutte gialle (tranne l’Abruzzo arancione).

Ma se fin qui all’orizzonte si nota una lenta decrescita della curva del contagio c’è anche da valutare un Rt in aumento con un tasso di positività (14,1%) in aumento.

Con questi numeri quindi il rischio è che dal 7 gennaio una parte d’Italia potrebbe finire di nuovo in zona arancione o rossa.

Regioni in zona arancione o rossa dal 7 gennaio, chi rischia

Le Regioni a rischio sono soprattutto Veneto, Liguria e Calabria.

Regioni che secondo l’ultimo report Iss hanno superato il valore 1 di Rt e che potrebbero essere collocate nella lista dei territori sottoposti a maggiori restrizioni.

Molto vicine a quella soglia ci sono anche Puglia, Basilicata e Lombardia.

Zona arancione o rossa dal 7 gennaio, quando si deciderà

Sarà il governo a decidere, la prossima settimana, a seguito delle verifiche effettuate dagli esperti sul nuovo report dell’Istituto Superiore di Sanità.

La data della riunione della cabina di regia per il Monitoraggio Regionale non è ancora stata resa nota.

Il report del 30 dicembre indica varie criticità: in particolare, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento ed Emilia Romagna hanno una probabilità superiore del 50% di superare la soglia critica di occupazione dei posti letto in area medica in 30 giorni, mentre per Lombardia, Trento e Veneto lo stesso discorso vale per le terapie intensive.

A questi dati si aggiunge il caso della Sardegna, che ha una classificazione del rischio ‘non valutabile’ e quindi ‘alto’, a causa dell’incompletezza dei dati forniti.

Qualcosa potrebbe cambiare anche sui parametri di valutazione.

Nelle prossime ore, dopo una richiesta da parte delle Regioni avanzata attraverso un documento, l’Iss potrebbe ufficializzare alcune modifiche che potrebbero influire sui 21 indicatori per stabilire l’assegnazione delle regioni nelle varie fasce.

Tra questi un diverso metodo di calcolo dei tamponi antigenici e molecolari effettuati, che potrebbe poi influire sul tasso di positività.

Ad essere rivalutate potrebbero essere anche la definizione dei ‘casi’ e le strategie di esecuzione dei test. (Fonte: Ansa)