Regno Unito: il Remdesivir salva il teenager in fin di vita. Ma è ancora "semi-abusivo" Regno Unito: il Remdesivir salva il teenager in fin di vita. Ma è ancora "semi-abusivo"

Regno Unito: il Remdesivir salva il teenager in fin di vita. Ma è ancora “semi-abusivo”

ROMA – Nella Gran Bretagna dei 40mila morti da coronavirus, la speranza di ridurre i decessi, in attesa del vaccino in sperimentazione a Oxford, è sempre più legata al nome di Remdesivir.

Il farmaco antivirale prodotto dalla Gilead inizialmente utilizzato per contrastare il virus Ebola, prima che farmaci più efficaci lo rimpiazzassero, è tornato di attualità: sembra che funzioni, sebbene i protocolli di validazione scientifica siano tutt’altro che concordi sulla sua efficacia.

Fatto sta che in situazione d’emergenza il Remdesivir ne ha salvati tanti da morte sicura, alla lettera: è il caso del tredicenne di Ipswich Jacob Rayel finito in rianimazione a Cambridge e trasferito in tutta fretta a Londra quando madre e medici lo aveva dato già per spacciato.

Una storia a lieto fine raccontata dal Daily Mail con enfasi giustificata, anche perché i ragazzi di quell’età occupano solo lo 0,05% della popolazione finita in ospedale per il virus.

Sia Jacob, che il fratello più piccolo Isaac, avevano accusati dei sintomi forti di quella che la madre vedeva come un’infezione al petto. 

Mentre Isaac si è stabilizzato, Jacob versava in condizioni disperate.

Di corsa a Londra, il ragazzo è giunto al Great Ormond Street Hospital, l’eccellenza per la medicina pediatrica, in fin di vita.

Rapidamente i medici hanno chiesto alla madre il consenso alla somministrazione del Remdesivir, l’ultima carta disponibile. 

Il Remdesivir salva ma non c’è la prova che funzioni per tutti.

Sebbene non sia ancora autorizzato alla commercializzazione nell’Unione Europea, l’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) tuttavia ha raccomandato di “ampliare l’uso compassionevole del farmaco sperimentale remdesivir, in modo che possano essere trattati più pazienti con Covid-19 grave”.

Oltre a quelli sottoposti a ventilazione meccanica invasiva, spiega una nota dell’Agenzia, in base alle nuove raccomandazioni predisposte dal Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) “il trattamento può essere esteso a pazienti ospedalizzati che richiedono ossigeno supplementare, ventilazione non invasiva, dispositivi per ossigeno ad alto flusso o ECMO (ossigenazione extracorporea della membrana)”. (fonte Daily Mail)

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