Relazione Gabrielli su Mafia Capitale: Marino salvo, alti burocrati no. E Ostia va commissariata

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Luglio 2015 - 20:21 OLTRE 6 MESI FA
Relazione Gabrielli su Mafia Capitale: salvo Marino, da rimuovere burocrati, da sciogliere municipio di Ostia

Franco Gabrielli, prefetto di Ostia (LaPresse)

ROMA – La relazione su “Mafia Capitale” del prefetto di Roma Franco Gabrielli non avrà come conseguenza lo scioglimento per mafia del Comune di Roma guidato da Ignazio Marino, ma colpisce pesantemente la burocrazia del Campidoglio. Gabrielli, nella sua relazione consegnata al ministro dell’Interno Angelino Alfano, ha proposto di rimozione del segretario e direttore generale del Comune Liborio Iudicello (già direttore generale della Provincia di Firenze quando ne era presidente Matteo Renzi) e di 20 tra dirigenti e funzionari pubblici.

Nel mirino di Gabrielli le municipalizzate del Comune di Roma (Ama su tutte) e i municipi, in particolare Ostia di cui la relazione propone lo scioglimento. Come commissario di Ostia Gabrielli ha dichiarato di vedere bene il magistrato Alfonso Sabella, che il 29 aprile scorso aveva ricevuto da Marino la delega per guidare il municipio.

E a chi gli chiedeva se le considerazioni fatte nella sua relazione sul X Municipio potessero essere delle critiche nei confronti del lavoro di Sabella, assessore capitolino alla legalità, Gabrielli ha risposto: “Le cose che abbiamo valutato sul X Municipio non attengono minimamente alla sua azione: magari fosse arrivato prima, forse non saremmo in queste condizioni”. “Le cose che abbiamo trattato (in merito alla zona di Ostia ndr) sono di gran lunga anteriori e non solamente legate alla vicenda di Mafia Capitale. Il dottor Sabella sta lavorando in maniera eccezionale su questa criticità e sarebbe una beffa se la relazione sembrasse una sorta di sfiducia nei suoi confronti”.

Alcuni brani della relazione Gabrielli sono stati anticipati da Carlo Bonini su Repubblica, che parte prima dal rapporto della “Commissione di accesso agli atti” insediata dal precedente prefetto Giuseppe Pecoraro, dossier consegnato il 16 giugno scorso:

“Il collegio ritiene opportuno rammentare, sulla scorta della giurisprudenza amministrativa, che l’articolo 143 del Testo Unico delle leggi sugli Enti Locali (scioglimento per mafia ndr.), subordina lo scioglimento all’esistenza di una condizione di infiltrazione criminale sull’Ente Locale nel suo complesso. Tale situazione può dunque sussistere anche quando la curvatura degli interessi della delinquenza mafiosa, non coinvolga tutti o la gran parte degli amministratori o anche quando gli amministratori non si siano rivelati in grado di opporsi efficacemente”. È certamente una condizione in cui, per l’intera durata del mandato, versa la Giunta Alemanno – osserva la Commissione – ma, aggiunge, “il sodalizio mafioso Buzzi-Carminati dimostra la capacità di adeguarsi al nuovo contesto politico nel momento in cui subentra la Giunta Marino, riuscendo in breve a ottenere significativi vantaggi”.

“Il condizionamento – prosegue la Commissione di accesso – si è realizzato secondo schemi e copioni non intaccati dal cambio di amministrazione determinato dalla Giunta ed avrebbe portato non solo a determinare l’esito delle procedure di appalto, ma anche ad orientare le scelte dei vertici di società partecipate da Roma Capitale”. Dunque, conclude, “la Commissione, all’esito delle proprie indagini, ritiene sussistenti i presupposti per l’applicazione di tutte le misure contenute nell’articolo 143 del Testo Unico delle leggi sugli Enti Locali: lo scioglimento dell’organo consiliare di Roma capitale per infiltrazioni mafiose e l’applicazione di misure di rigore di cui al quinto comma della medesima disposizione nei confronti di un’ampia serie di soggetti della componente burocratica dell’Ente, ritenuti “protagonisti” della lunga sequela di illegittimità e connivenze riscontrate”.

Il Prefetto Gabrielli, che nella sua relazione sottolinea di voler “rivolgere un ringraziamento e un vivo apprezzamento, non formale, per l’accurato lavoro svolto dalla Commissione”, giunge tuttavia a conclusioni diverse. Se infatti è vero, come scrive, “che è da ritenersi pacifica la condizione della diffusione sul territorio dell’Ente Locale della criminalità organizzata (…) occorre tuttavia verificare l’esistenza degli altri due presupposti fondamentali per lo scioglimento: l’esistenza di collegamenti diretti o indiretti tra gli amministratori in carica e la criminalità organizzata e/o di condizionamenti dei medesimi, tali da aver alterato il procedimento di formazione degli organi elettivi ed amministrativi, ovvero il regolare funzionamento dei servizi affidati, ovvero ancora un grave e perdurante pregiudizio della sicurezza pubblica”.

Ebbene, osserva il Prefetto: “Leggendo gli elementi riportati nella relazione della Commissione di accesso in sistema con l’ordinanza Mafia Capitale del 28 novembre 2014 emerge un quadro dell’amministrazione locale devastato e devastante. Senza entrare nel merito della posizione del sindaco Alemanno, incolpato di essere un intraneo di Mafia Capitale oltre che di corruzione, va sottolineato come gli esiti dell’indagine dimostrino una reiterata curvatura delle scelte degli organi di indirizzo politico-amministrativo alle esigenze e agli interessi di quell’organizzazione criminale”. Nulla questio, insomma. Se a dover essere sciolto fosse stato il consiglio comunale che espresse la Giunta Alemanno, non ci sarebbero stati dubbi sulla risposta.

Diverso, il caso della Giunta Marino. Scrive Gabrielli: “Va evidenziato come la Giunta Marino abbia dato alcuni precisi e non trascurabili segnali di discontinuità”. Ma qui, finiscono le buone notizie. “Va infatti evidenziato per dovere di obiettività – prosegue il Prefetto – che, almeno all’inizio della gestione, si tratti di scelte non dettate da una precisa e consapevole volontà di contrastare l’illegittimità ed il malaffare, quanto piuttosto di comportamenti ispirati agli ordinari parametri di legalità cui, di norma, dovrebbe uniformarsi l’azione amministrativa, che diventano “straordinari” solo se correlati ex post alle dimensioni e alla pervasività del sistema corruttivo disvelato dalle indagini giudiziarie”. Dunque?

Dunque, conclude il Prefetto, “Non appare irragionevole ritenere che gli elementi emersi su Roma Capitale riferiti alla sua gestione sotto la Giunta Marino, pur presentando i caratteri di rilevanza e concretezza non riuniscano l’indispensabile tratto di univocità che consenta di escludere in toto letture anfibologiche delle situazioni riscontrate. Si è pertanto dell’avviso che, allo stato, le evidenze raccolte non consentano l’applicazione della misura dello scioglimento dell’organo dell’Ente Locale”. Un giudizio, quello di Gabrielli, condiviso dal Procuratore Giuseppe Pignatone. Che salva la Giunta, ma, come ormai sappiamo, colpisce la sua burocrazia.

Alle stesse conclusioni di Gabrielli è arrivato il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone: “Non sussistono ad oggi le condizioni previste per lo scioglimento del consiglio comunale” in considerazione dei “segnali di discontinuità che si possono cogliere nell’operato della nuova Giunta, ancorché molto parziali e scarsamente efficaci fino alla esecuzione dei provvedimenti giudiziari (2 dicembre 2014)”. Così, stando alle anticipazioni on line del Corriere della Sera e di Repubblica, anche Pignatone, nella sua relazione al comitato per l’ordine pubblico alla sicurezza, ora allegata alla relazione Gabrielli e inviata al ministro e all’Antimafia. Pignatone ha però aggiunto che il lavoro dei magistrati prosegue. La lente dei magistrati si concentrerà su spunti offerti dal lavoro degli ispettori dal quale emerge “una mole notevole di ritardi, di fenomeni di disorganizzazione e/o di cattiva amministrazione”, la cui origine va accertata. E, dunque, l’attività investigativa della Procura non si è di certo esaurita con la seconda ondata di arresti.