TORINO – Inneggia al “Fuhrer” e al “camerata Hass”, invita al “tiro a segno” contro i “negroni” e rifiuta di pagare l’Ici “per l’assistenza a negri, zingari, ecc, nonché mongoloidi e handicappati”, chiedendo al Comune di applicare “la politica del dott. Mengele”: è Renato Pallavidini, professore di storia e filosofia al liceo classico Massimo D’Azeglio di Torino.
Già accusato di negazionismo nel 2007, è tornato a far discutere per le sue frasi pubblicate sul proprio profilo Facebook, da cui ha lanciato minacce soprattutto contro gli ebrei, ma non solo.
“Potrei fare una strage in sinagoga”, minaccia dal social network, e rende grazie a Hitler per aver “sconfitto gli ebrei”. Il 29 dicembre, dopo aver pubblicato una foto con una stretta di mano tra Mussolini e Hitler, scrive diretto ai gestori di Facebook: “Avviso ai luridi bastardi ebrei che ci controllano in quella terra di merda e di froci chiama California. Se mi togliete questa foto, vado con la mia pistola, alla sinagoga vicinissima a casa mia e stendo un po’ di parassiti ebrei che la frequentano. Vi conviene stuzzicare il can che dorme?”.
Ma non sono solo gli ebrei i suoi bersagli preferiti: durante le manifestazioni delle donne di “Se non ora quando”, Pallavidini si auspica che le “femministe represse” vengano “deportate in massa nei lager”. Alla notizia delle buste con proiettili al presidente del Consiglio, Mario Monti, e a Silvio Berlusconi, esulta: “Finalmente qualcosa si muove”.
Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna e il presidente della Comunità ebraica di Torino, Beppe Segre, chiedono che Pallavidini sia processato. “La formazione dei giovani, dei cittadini del domani – scrivono Gattegna e Segre – è un punto essenziale nella costruzione di una società consapevole, inclusiva e immune al morbo sempre strisciante del razzismo. Desta quindi molta preoccupazione il fatto che un docente di un noto liceo classico torinese utilizzi il mondo dei social network, nello specifico Facebook, per pubblicare materiale fotografico di chiaro stampo neonazista e indirizzare inequivocabili minacce verso ebrei, omosessuali, disabili e immigrati”.
”Esprimere con forza la condanna e il biasimo degli ebrei torinesi e italiani è quasi pleonastico tanta è l’infamia, l’aggressività e la violenza verbale vomitata nella rete da questo presunto ‘maestro di vita’. L’auspicio – proseguono Gattegna e Segre – è che d’ora in poi tale individuo, oltre a subire un regolare processo che ne accerti le responsabilità, sia finalmente messo in condizione di non poter più nuocere ai giovani, né all’interno di una qualsiasi aula italiana né sulla rete”.