ROMA, 13 SET – ''Dalle lunghe indagini svolte, nessun elemento è emerso che potesse far sorgere anche solo il sospetto che io potessi aver commesso (o concorso a commettere) un fatto di reato''. E' quanto afferma l'avvocato Giorgio Perroni in una nota nella quale prende posizione sull'inchiesta della procura di Napoli sulla presunta estorsione ai danni del premier da parte di Valter Lavitola, Giampaolo Tarantini e sua moglie Angela Nicla Devenuto.
''Devo sottolineare che la veste nella quale sono stato sentito per due volte dai magistrati napoletani – afferma infatti Perroni – è quella di persona informata sui fatti, circostanza, questa, di fondamentale rilevanza''.
Ai pm, prosegue l'avvocato, ''ho riferito serenamente quanto a mia conoscenza'' e tuttavia ''per ciò che attiene al contenuto dei miei colloqui con i magistrati napoletani, ritengo assolutamente necessario mantenere il più stretto riserbo in ragione del segreto istruttorio normativamente previsto e della particolare delicatezza della situazione, che vede un'indagine in corso con delle persone private della propria libertà personale''.
Una scelta ''lungi dal poter essere letta come una mia incapacità di replicare alle numerose falsità che i giornali hanno ritenuto di dover scrivere sul mio conto – dice ancora Perroni – e che rappresenta, invece, una condotta doverosa e l'unica che un testimone, tanto più se avvocato penalista, è tenuto ad avere in una situazione come quella attuale''.
Perroni conclude annunciando di aver già dato mandato ai suoi legali ''affinché intraprendano tutte le più opportune iniziative giudiziali al fine di tutelare la mia persona e la mia reputazione, stante l'attacco mediatico che alcune testate giornalistiche hanno gratuitamente realizzato nei miei confronti, attraverso la diffusione di notizie ed illazioni tanto gravi, quanto infondate circa il mio coinvolgimento in questa vicenda, ledendo la mia persona e la mia professionalità costruita in 25 anni di intenso lavoro e da tutti riconosciuta''.