Ricatto a premier: intercettazioni; la difesa di Laudati

BARI, 3 SET – Nella lettera il Procuratore di Bari analizza i singoli punti che sono oggetto delle conversazioni tra Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola. I rapporti con gli avvocati di Tarantini: ''con gli avvocati di Tarantini (che ho incontrato un paio di volte nei due anni di permanenza a Bari e sempre su loro esplicita richiesta) – precisa – non ho mai parlato delle questioni riportate''.

''Ho letto che anche gli avvocati lo confermano, ne prendo atto; ma a prescindere dai contenuti dei colloqui tra Tarantini ed i suoi avvocati, i fatti riferiti al telefono dall'imprenditore barese a Lavitola, quando vengo tirato in ballo, non sono veri. Facilmente smentibili sotto il profilo puramente procedurale''.

''LA PRESUNTA ARCHIVIAZIONE DELL'INCHIESTA: leggo nelle intercettazioni pubblicate – afferma Laudati – che io avrei 'fallito l'archiviazione'. Quando sono arrivato a Bari, il 9 settembre 2009, Tarantini, era indagato dalla Procura per reati gravi, ma continuava ad essere una persona a piede libero che aveva presentato anche una richiesta di patteggiamento 'omnibus'''. ''Sono stato io – aggiunge – a disporre il fermo che ne ha comportato la custodia cautelare per quasi un anno. Subito dopo ho costituito un pool di magistrati e investigatori ad hoc per accertare tutte le responsabilità penali. In due anni sono stati aperti ben sette fascicoli a suo carico ed è stato richiesto ed ottenuto il fallimento delle sue società''. ''Tali comportamenti – sottolinea – a me appaiono incompatibili con l'obiettivo di archiviare le indagini o di favorirlo''.

''IL PRESUNTO RITARDO NELLE INDAGINI: leggo sempre nelle intercettazioni – aggiunge – di 'aver ritardato le indagini'. Nei numerosi procedimenti aperti a carico di Tarantini sono state richieste ed ottenute decine di misure cautelari solo a seguito di precisi e puntuali riscontri che gli investigatori hanno compiuto sulle dichiarazioni dell'indagato''. ''La tesi accusatoria – prosegue – ha trovato conferma nei vari gradi di giudizio (dal Riesame alla Cassazione), per un procedimento c'è già stata una condanna, per altri è stato richiesto il 'giudizio immediato', altri ancora sono in via di definizione''.

''L'INCHIESTA SULLE ESCORT E PATTEGGIAMENTO: quanto al filone concernente le escort che Tarantini portava a Palazzo Grazioli – precisa ancora – era stato disposto il riascolto di tutte le telefonate e l'espletamento di tutti i possibili riscontri. L'informativa finale è stata depositata nel luglio scorso''. ''I miei colleghi, richiamati dalle ferie – aggiunge – in piena estate hanno provveduto in tempi record alla definizione dell'inchiesta che è intervenuta durante la sospensione dei termini processuali''. ''Quanto alla richiesta di patteggiamento, poi – prosegue – nessuna richiesta è stata mai avanzata né poteva esserlo sia in considerazione del numero degli indagati e sia delle ipotesi dei reati contestati''.

''INTERVISTA ALLA D'ADDARIO SUL QUOTIDIANO LIBERO: un'ultima precisazione, quella più inutile, a mio modesto parere, in quanto si poggia su un'assurdità – afferma Laudati – Leggo sempre nelle intercettazioni che io avrei avuto un ruolo attivo nella pubblicazione di quell'intervista con lo scopo di rallentare l'inchiesta sulle escort''. ''Una totale falsità – ribadisce – intanto perché sono totalmente estraneo all'attività giornalistica del suddetto quotidiano, ma soprattutto per il semplice fatto che quando l'intervista è stata pubblicata (metà luglio) l'indagine sulle escort era già stata conclusa e, comunque, in nessun modo ne avrebbe potuto ritardare il compimento perché è oggetto di altro autonomo fascicolo aperto successivamente''. ''Fin qui le precisazioni che ho ritenuto di dover fare – conclude – per un ripristino della verità e per tutelare l'onorabilità dell'Ufficio da me guidato'.

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