Riccardo Illy vende la sua barca: "Una gioia, ma troppe tasse"

TRIESTE – ''Non porto la barca in Croazia, pero' sto cercando di venderla''. Lo annuncia oggi su 'Il Piccolo', l'imprenditore ed ex presidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, in un'intervista in cui critica alcuni provvedimenti contenuti nel decreto Salva Italia.

Smentendo le indiscrezioni su un presunto trasferimento della sua imbarcazione in un porto sloveno o croato (''di posti non ce ne sono piu'''), contro la nuova tassa di stazionamento, Illy sottolinea che ''tutte queste iniziative mi hanno disamorato. Avere una barca e' un impegno continuo, anche se da' grandi gioie. Se poi si viene anche criminalizzati mi vien da pensare: se non vogliono che la tenga, la vendo''.

Riguardo alle conseguenze della manovra governativa, l'industriale triestino del caffe' ritiene ''inevitabile una crescita minore o addirittura un decremento del Pil. Ma al governo va dato atto di aver varato, pur agendo in condizioni di estrema emergenza, misure efficaci e sostenibili, seppur dolorose''.

Critica tuttavia alcuni provvedimenti, come la tassa sulle imbarcazioni (''avrebbero fatto meglio a reintrodurre il vecchio bollo, che fu abolito senza ragione'') e l'Imu (''era piu' semplice reintrodurre l'Ici''). Infine, sulle liberalizzazioni, Illy afferma che ''era meglio concentrarsi su meno settori, ma piu' sostanziali. In primis l'energia, che in Italia costa il 30% in piu' rispetto alla media europea.

Serve una liberalizzazione vera, che parta dalla costruzione di nuove reti che siano accessibili a tutti i soggetti, non soltanto alle solite Eni e Snam. Stesso discorso per i servizi di pubblica utilita'''.

Infine, sul lavoro per Illy ''e' giunta l'ora di rivedere regole che furono scritte quando il posto fisso era una garanzia. Noi non siamo la Danimarca, pero' il modello della flexicurity danese mi sembra un buon modello da cui prendere ispirazione''.

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