“Ripristiniamo ChatGPT e aggiorniamo le norme sull’AI”, è la richiesta di petizione lanciata su Change.org e firmata da imprenditori e accademici italiani tra i quali Luciano Pietronero, del Centro Ricerche Enrico Fermi, Paolo Traverso, della Fondazione Bruno Kessler, Paolo Merialdo, Università di Roma Tre, Gianluca Dettori, Primo Ventures, Paolo Cellini, Luissm, Luigi Capello, LVenture, Paola Bonomo, Italian Angels for Growth, Marco Trombetti, Translated.
ChatGPT, cosa chiedono imprenditori e accademici
“Nei giorni scorsi il Garante italiano per la protezione dei dati personali ha notificato a Open AI una richiesta di sospensione immediata del trattamento dei dati degli utenti che ha portato al blocco di ChatGPT in Italia – scrivono i firmatari – Questa azione ha creato un grave danno a tantissimi cittadini, professionisti e a molte imprese italiane a diversi livelli di sviluppo. ChatGpt rappresenta infatti, con ogni probabilità, l’avvio di un nuovo mondo, comparabile all’avvento di Internet”.
Nella petizione viene chiesto anche di aggiornare il quadro normativo, compreso il Gdpr, la legge europea sulla privacy che “ha ormai dieci anni d’età”, al fine di bilanciare “la difesa della privacy reale, e non solo formale, con la promozione di tanti diritti parimenti rilevanti per il benessere e la prosperità dei cittadini italiani ed europei”.
ChatGPT, il blocco rende Italia ostile all’innovazione
Viene infine lanciato un appello alle autorità nazionali ed europee affinché “intervengano per evitare che il blocco di ChatGpt perduri e che, col passare del tempo, l’Italia e tutta l’Europa diventino luoghi ostili all’innovazione e al progresso economico e sociale”. Oltre a questa petizione pubblicata oggi, ce ne sono una decina apparse su Change.org dopo i rilievi del Garante Privacy, che chiedono il ripristino di ChatGpt in Italia.
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