MILANO – La Procura di Milano ha aperto un’indagine conoscitiva sul fenomeno dei rider, i fattorini in bici che consegnano cibo a domicilio. I pm milanesi intendono far luce in particolare su ipotetiche violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro, a loro tutela, l’aspetto della sicurezza pubblica sulle strade e i profili igienico-sanitari riguardanti i contenitori che utilizzano. L’indagine, che sta anche monitorando gli incidenti stradali, è coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti e condotta dalla squadra specializzata di Polizia giudiziaria e dalla Polizia locale.
Al vaglio degli inquirenti, c’è anche l’ipotesi del cosiddetto caporalato telematico, cioè la cessione degli strumenti di lavoro a immigrati clandestini, in particolare gli smartphone con le app per le consegne, alla quale sono registrati i lavoratori regolari, per poi ricevere in cambio una percentuale dell’incasso su ogni consegna.
Tra i trenta fermati dalla Polizia locale ad agosto scorso ci sono pochissimi italiani. Saranno tutti convocati dai pm nelle prossime settimane per essere sottoposti a colloqui più approfonditi, attraverso domande uguali per tutti, come il tipo di rapporto di lavoro che hanno contratto, il salario e le indicazioni che ricevono, anche quelle di carattere igienico – sanitario, per valutare se il cibo venga conservato in condizioni adeguate prima di essere consegnato.
Al centro dell’inchiesta, c’è però soprattutto il rispetto delle norme di sicurezza: l’utilizzo di luci, scarpe e freni adeguati e la valutazione dell’idoneità fisica, a essere utilizzati per un impiego stremante, che prevede ore di percorsi in bicicletta. Da valutare, per esempio, se vengano sottoposti a visite oculistiche.
La Procura sta anche cercando di mappare tutti gli incidenti stradali che hanno coinvolto i ciclisti che portano il cibo. Impresa non facile perché la Polizia Locale non distingue tra incidenti che riguardano comuni ciclisti e fattorini sulle due ruote. Le società per cui lavorano, è stato spiegato, sono “tre e quattro”. La polizia giudiziaria e i vigili locali acquisiranno anche i contratti di lavoro, sempre e solo nell’ottica di possibili reati, perché l’aspetto del lavoro subordinato o di collaborazione è pertinente all’aspetto giuslavoristico.
Fonte: Ansa, Agi