Rifiuti: clan camorra voleva infiltrarsi a Roma

ROMA – Erano pronti a mettere le mani nel ciclo dei rifiuti e anche nel mondo degli affari del cemento nella Capitale grazie all'intraprendenza del nuovo 'rampollo' della famiglia camorrista.

Duro colpo questa mattina al clan dei Belforte, decapitato dopo l'arresto a Marcianise, nel Casertano, di Camillo Belforte, 31 anni. Lo stesso provvedimento e' stato notificato al padre Domenico in carcere. L'accusa per i due, arrestati dai carabinieri della Noe di Roma del colonnello Ultimo, e' di associazione a delinquere stampo mafioso. Sequestrate societa' edilizie, auto di lusso e conti correnti bancari per un ammontare di circa 80 milioni di euro.

Il clan dei Belforte e' un vecchio sodale della Nuova camorra organizzata di Cutolo, poi divenuto socio dei Casalesi, con infiltrazioni nel ciclo dei rifiuti e del cemento, anche nella Capitale. Dopo l'arresto del padre Domenico, dello zio Salvatore e dello loro rispettive mogli (Maria Buttone e Concetta Zarrillo), il 31enne Camillo Belforte aveva ereditato la guida della famiglia criminale, conosciuta anche col nome dei Mazzacane, affidatagli dal padre Domenico, 54 anni, durante un colloquio avvenuto nel carcere di Biella nel corso del 2010.

Il giovane boss gestiva gli affari sporchi, usura ed estorsioni a imprese e attivita' commerciali di Marcianise e i comuni limitrofi. E quelli ''puliti'', facenti capo a imprese legali attive soprattutto nei settori dell'edilizia e dei rifiuti. E alcuni lavori risultano eseguiti anche nella Capitale.

Il rampollo del clan, a cui erano affidati gli affari della famiglia, era ambizioso quanto capriccioso e sregolato nella gestione delle spese.
Tanto da arrivare a preoccuparsi per lo sfarzo e le 'troppe uscite', alle quali non riusciva a rinunciare.

Il giovane capoclan comprava centinaia di vestiti, che neppure indossava, e collezionava scarpe: aveva 87 paia di Hogan di diverso colore. Negli stralci delle varie intercettazioni, durante una conversazione telefonica con un amico, Belforte si lamenta per aver speso troppi soldi dopo aver ingaggiato, in occasione della festa di battesimo di sua nipote, il cantante Little Tony. Paure che confidava, telefonicamente, anche all'imprendtore edile e presidente della societa' di calcio Casertana, Carlo Sparaco, dicendogli: ''ho fatto i conti… tengo 4.700.000 euro buttati.

Quando tre anni fa tenevo 1.765.000 euro contanti conservati… e tenevo un sacco di soldi… Ma che ho combinato? Mannaggia, io non mi rendo conto, facevo troppo le cose ad uso… secondo me. Carlo puoi distruggere in un paio di anni 1.765.000 euro e non trovarti un c… sei fesso!''. E Carlo risponde: ''no fesso… e' che uno e' buono''.

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