Sentenza Rigopiano, 25 assoluzioni e 5 lievi condanne, esplode la rabbia di superstiti e parenti

Oggi la sentenza per la . I 30 imputati erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Febbraio 2023 - 19:02 OLTRE 6 MESI FA
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I nomi delle vittime sulle sedie (Ansa)

Valanga di Rigopiano: oggi la sentenza. Due anni e otto mesi al sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta. Questa la sentenza di condanna pronunciata dal gup del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea per la tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio 2017, da una valanga, evento in cui morirono 29 persone fra ospiti e dipendenti.

La sentenza di Rigopiano

Sono 25 le assoluzioni e cinque le condanne decise del gup di Pescara. I 30 imputati tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi. L’accusa aveva chiesto per Lacchetta, sindaco attuale e all’epoca del disastro, 11 anni e 4 mesi.

Assolti, invece, l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco. Caos in aula dopo la lettura della sentenza.  Molti parenti urlano e contestano la decisione del giudice.

Le reazioni dei familiari

“Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo”. Queste le urla dei parenti delle vittime alla lettura della sentenza. Alcuni parenti delle vittime sono stati trattenuti a stento dalle forze dell’ordine.

I fatti

La procura di Pescara aveva aperto l’inchiesta sull’accaduto per accertare eventuali responsabilità sull’idoneità della struttura portante dell’albergo, il luogo della costruzione dell’edificio rispetto al rischio valanghe e il presunto ritardo dei soccorsi a partire dalle comunicazioni della tragedia. L’albergo, a seguito della ristrutturazione del 2007 con l’introduzione di era stato al centro di una inchiesta per presunta occupazione di suolo pubblico da cui gli indagati erano poi stati tutti assolti nel 2016.