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Rigopiano, “l’hotel andava evacuato due giorni prima della tragedia”: l’accusa dei periti

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Rigopiano, “l’hotel andava evacuato due giorni prima della tragedia”: l’accusa dei periti (Foto Ansa)

PESCARA – Il 16 gennaio del 2017, due giorni prima della tragedia, l’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) avrebbe dovuto essere evacuato. Lo scrivono i periti della Procura di Pescara: ”Tale evacuazione avrebbe dovuto avvenire già dal primo pomeriggio del 16 quando sia i bollettini meteorologici e il relativo avviso di condizioni meteorologiche avverse sia il bollettino valanghe emesso dal Servizio Meteomont avevano confermato lo scenario di precipitazioni nevose intense e di possibile attività valanghiva”, scrivono i periti Berardino Chiaia, Igor Chiambretti e Barbara Frigo.

La valanga avrebbe comunque distrutto l‘hotel, ma ”la sospensione temporanea dell’esercizio dell’Hotel Rigopiano e la tempestiva evacuazione delle persone” avrebbe permesso di salvarle ”ben prima che i quantitativi di neve al suolo rendessero ingestibile la percorribilità della strada provinciale”.

I periti hanno sottolineato che la nevicata di gennaio 2017 era intensa ma prevedibile: ”Non è possibile invocare un’eccessiva distanza temporale tra gli eventi di precipitazione intensa precedenti. Stante la ricorsività negli anni duemila, questi eventi non possono quindi dirsi eventi di precipitazione solida sconosciuti alla memoria storica (tanto collettiva quanto individuale) ed inusitati visto che già nel marzo del 2015, e forse anche in altre occasioni prima di tale data, l’Hotel Rigopiano era rimasto isolato per tre giorni consecutivi a causa delle abbondanti nevicate”.

Per i tre periti della Procura poi ”è innegabile che proprio la costruzione del centro benessere abbia aumentato l’appetibilità del complesso alberghiero e, pur non avendo aumentato l’esposizione potenziale in termine di numero di posti letto (potenzialmente occupati), ha verosimilmente aumentato l’esposizione “reale” in termini di numero di posti letto realmente occupati, anche considerando la mancanza di attrattive differenti per l’albergo nel periodo invernale (l’hotel non è collocato all’interno di un bacino sciistico). Ciò ha peraltro anche incrementato il numero di lavoratori impiegati presso la struttura. A tal proposito si ricorda che l’albergo, prima delle trasformazioni degli anni dal 2006 e prima della chiusura, risultava comunque chiuso durante il periodo invernale. Sempre con riferimento alla SPA, negli anni 2007 e 2008 sono state presentante istanze di permesso a costruire per varianti al progetto già assentito (e, come detto, non assentibile): anche in questo caso l’iter approvativo non ha fatto emergere l’incompatibilità del manufatto con i Piani vigenti”.

Ma sotto accusa dei periti non è solo la spa: “Oltre alla non conformità urbanistica della SPA, si rileva la presenza di ulteriori porzioni abusive (manufatti bassi e ampliamento della zona ristorante), come emerge dalla relazione finalizzata a una valutazione di due diligence redatta dal consulente della proprietà. Lo stesso consulente, in seguito, si occupò della redazione di relazione tecnica per l’ottenimento di permesso di costruire finalizzato a sanare parzialmente detti abusi (volumetrie non dichiarate)”, concludono i tre periti Chiaia, Chiambretti e Frigo.

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