ROMA – Il papà di una delle vittime del Rigopiano ha portato un mazzo di fiori sul luogo dove è morto il figlio Stefano Feniello lo scorso 21 maggio. Un gesto che ad Alessio Feniello, originario della provincia di Salerno, è costato una multa da 4550 euro per aver violato i sigilli nella zona travolta dalla valanga. L’avvocato di Feniello ha annunciato che presenterà ricorso, intanto il papà della vittima della slavina si è detto “disgustato” dalla vicenda.
I fatti contestati a Feniello risalgono al 21 maggio, quando superò i sigilli della zona dove la valanga ha sepolto l’hotel in cui il figlio Stefano, 28 anni, ha trovato la morte il 18 gennaio 2017. L’uomo è stato denunciato per aver violato i sigilli giudiziari che delimitano l’area e multato su decisione del gip del tribunale di Pescara e su richiesta del pm. Il papà del giovane, una delle 29 vittime, è indagato per essersi introdotto “abusivamente”nonostante “le ripetute diffide ed inviti ad uscirne rivoltogli dalle forze dell’ordine addetti alla vigilanza del sito”, scrive su Facebook. Inoltre il gip l’ha multato, “ritenuto che dall’esame degli atti risulta provata la responsabilità”.
Poco dopo aver ricevuto la notifica, Feniello ha pubbicato su Facebook le foto degli atti spiegando di essersi solo recato a portare dei fiori “dove hanno ucciso mio figlio”. Raggiunto al telefono dall’Agi, l’uomo ha commentato: “Il processo Rigopiano è iniziato e il primo condannato è Alessio Feniello. Sono molto disgustato da tutta questa vicenda. E’ assurdo che io combatta per avere giustizia per mio figlio e mi trovo condannato”.
Sulla questione della violazione dei sigilli, spiega che “a 57 anni, di certo, non mi metto a scavalcare cancelli. C’era anzi un cancello aperto”: “Come mai il giudice abbia condannato me e mia moglie no, visto che eravamo insieme? Voglio sapere il perché e, per questo motivo, vado a fare il processo”.
Il legale di Feniello, Camillo Graziano, ha annunciato che il prossimo 18 gennaio presenteranno ricorso: “Faremo opposizione al decreto penale di condanna e la presenteremo il 18 gennaio, nel giorno della morte di Stefano”. Il legale spiega che “a settembre dello scorso anno era arrivata alla moglie di Feniello una notifica dell’archiviazione di un procedimento. Io, volendo capire di cosa si trattasse, mi recai in Procura dove appresi che era stato archiviato per la tenuità del fatto. Il procedimento riguardava una violazione dei sigilli ed era nato dal fatto che quando i due coniugi erano saliti al Rigopiano, erano stati identificati dai carabinieri che stilarono una relazione, depositata poi in Procura”.
A quel punto, aggiunge Graziano, “dissi a Feniello che non capivo perché avessero archiviato solo per la moglie e di aspettarsi qualche sorpresa. Così come, poi, è avvenuto”. L’avvocato, tuttavia, chiarisce come “la relazione dei carabinieri sia corretta, perché i militari dell’Arma hanno, semplicemente, rilevato la presenza di due persone nell’area sottoposta a sequestro. Da qui a dire che i coniugi Feniello siano entrati violando i sigilli, mi sento di dire che non è così ed è per questo che faremo il processo”.