Rimini, segregata in casa dal fidanzato e dal suocero Rimini, segregata in casa dal fidanzato e dal suocero

Rimini, segregata in casa dal fidanzato e dal suocero

Rimini, segregata in casa dal fidanzato e dal suocero
Rimini, segregata in casa dal fidanzato e dal suocero

RIMINI  –   Segregata in casa, maltrattata e picchiata dal fidanzato e dal suocero. E’ la storia di una ragazza macedone di 19 anni, salvata questa mattina, domenica 27 gennaio, dalla polizia di Rimini, che l’ha poi portata al Pronto soccorso. 

Gli agenti hanno arrestato per sequestro di persona, lesioni e maltrattamenti in famiglia il fidanzato e il suocero della giovane, di 24 e 50 anni, di origine kosovara. 

La ragazza circa cinque mesi fa aveva conosciuto su Facebook il fidanzato, un giovane in Italia da 20 anni con la famiglia e con un lavoro stabile come magazziniere. Dopo qualche mese di messaggi in chat e scambi di foto, alla fine di ottobre la ragazza aveva deciso di lasciare la Macedonia per trasferirsi a casa del fidanzato a Rimini, in una villetta in zona centrale della città. Pensava sarebbe stato solo un periodo di conoscenza prima del trasferimento definitivo, tanto che aveva fatto in modo che le due famiglie si conoscessero attraverso conversazioni in chat.

Presto però quello che doveva essere l’inizio di una storia d’amore si era trasformato in un incubo. Il fidanzato e il futuro suocero erano diventati i suoi carcerieri, le avevano confiscato cellulare e passaporto, costringendola a fare da cameriera in casa, alle volte a dormire a terra, sotto la continua minaccia di violenze fisiche e psicologiche. Per un paio di calzini sporchi, la ragazza era stata picchiata con calci e pugni. Con la porta di casa sempre chiusa a chiave, non poteva mai uscire e spesso a picchiarla erano entrambi gli uomini, padre e figlio insieme.

Le umiliazioni continue con il tacito assenso degli altri familiari sono andate avanti fino a quando la ragazza non è riuscita a prendere il telefonino di uno dei fratelli del fidanzato per chiedere aiuto al padre in Macedonia. Quando il genitore dall’estero ha contattato il 113 è scattato il blitz delle Volanti della Questura di Rimini che hanno prelevato la giovane portandola in ospedale.

Quando la polizia è entrata nell’appartamento, la ragazza è corsa verso un agente gridando che in quella casa lei non voleva più rimanere. In ospedale i medici hanno potuto constatare i segni lasciati dalle botte subite, con lividi ed ecchimosi su tutto il corpo, tranne che in viso, zona che i carcerieri non colpivano mai per rendere meno evidenti le sevizie.

Più volte aveva temuto per sua vita, tanto che ai poliziotti ha raccontato di voler spesso affacciarsi alla finestra ed urlare per chiedere aiuto, ma l’idea della punizione che le sarebbe spettata se scoperta, le aveva sempre impedito di agire. Padre e figlio sono ora agli arresti in carcere e nei prossimi giorni saranno interrogati dal giudice per le indagini preliminari. Nel frattempo la squadra mobile indagherà sulle responsabilità degli altri familiari, principalmente la suocera spesso testimone delle violenze. 

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