MILANO – Roberto Formigoni è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere nel processo sul caso San Raffaele-Maugeri dai giudici della Corte d’Appello di Milano. In primo grado l’ex governatore della Lombardia era stato condannato a 6 anni per l’accusa di corruzione.
Secondo l’accusa, Formigoni avrebbe “venduto” la sua funzione di presidente della Regione in cambio di una serie di utilità, come cene, l’uso di yacht, viaggi e vacanze a cinque stelle, fino ad un totale di 6,6 milioni di euro in cambio della “copertura globale degli interessi” della Fondazione Maugeri e del San Raffaele. La procura generale aveva chiesto proprio 7 anni e 6 mesi ossia la pena massima per la corruzione in questo caso.
La Corte ha aggravato la pena anche a carico di un altro imputato, l’ex direttore amministrativo della Fondazione Maugeri, Costantino Passerino, portandola dai 6 anni del primo grado a 7 anni e 7 mesi, come richiesto sempre dal procuratore aggiunto Laura Pedio e dal sostituto pg Vincenzo Calia. Un aumento di pena, tra l’altro, arrivato nonostante una parte delle imputazioni (due capi e per le condotte anteriori al novembre del 2010) per Passerino si sia prescritta. Per Formigoni, oltre alla pena, è stata aggravata anche l’interdizione dai pubblici uffici, da 6 anni a “in perpetuo”.
Confermata la condanna a 3 anni e 4 mesi per l’imprenditore Carlo Farina, mentre è stata confermata anche l’assoluzione dell’ex moglie dell’ex assessore Antonio Simone, Carla Vites, ma non è stato accolto il ricorso col quale la donna chiedeva di essere assolta con formula piena, anche per ‘recuperare’ una casa milanese che è stata sequestrata nell’ambito delle indagini condotte dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza.
L’inchiesta aveva portato in primo grado a confische per un totale di quasi 70 milioni di euro, in gran parte confermate anche in appello, tenendo conto però che due degli imputati, Simone e il faccendiere Pierangelo Daccò, hanno già patteggiato uscendo dal processo di secondo grado.
Confermata dai giudici, inoltre, la confisca “diretta” da 6,6 milioni di euro a suo carico stabilita dal Tribunale nel dicembre del 2016. Confermata anche la provvisionale di risarcimento a favore della Regione Lombardia, parte civile, da 3 milioni di euro che era stata ascritta in primo grado a carico di Formigoni, dell’ex assessore Antonio Simone e del faccendiere Pierangelo Daccò. Questi ultimi due hanno patteggiato nei mesi scorsi. Nelle scorse settimane a carico di Formigoni la Corte dei Conti ha confermato il sequestro di circa 5 milioni di euro.