Roma, baby gang picchia e umilia ripetutamente un compagno, spingendolo al suicidio

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 10 Marzo 2022 - 10:34 OLTRE 6 MESI FA
Roma, baby gang picchia e umilia ripetutamente un compagno, spingendolo al suicidio

Roma, baby gang picchia e umilia ripetutamente un compagno, spingendolo al suicidio (Foto archivio Ansa)

Una storia di violenza di una baby gang a Roma. I ragazzini picchiavano e umiliavano ripetutamente un compagno. Lo hanno ripetutamente avvicinato all’uscita da scuola, colpito con calci e pugni, umiliato in strada, spingendolo al suicidio.

Un gruppo di sei minori è gravemente indiziato di aver minacciato di morte un coetaneo a Roma, di lesioni e rapina aggravata ai danni del loro coetaneo e della madre.

Roma: la baby gang che umiliava il compagno e filmava tutto

Nel corso dei “raid” la vittima veniva umiliata, costringendola ad inginocchiarsi davanti a loro. Le violenze venivano filmate e diffuse sui social. Nei confronti dei sei i Carabinieri hanno dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di prescrizioni, emessa dal Tribunale per i Minorenni di Roma su richiesta della Procura.

Stando a quanto emerso dalle indagini dei Carabinieri, svolte da dicembre 2021 a febbraio, il gruppo sarebbe stato trovato al centro di diversi episodi di spaccio e bullismo. I sei sono gravemente indiziati infatti per spaccio, atti persecutori, lesioni aggravate e rapina aggravata.

La vittima, dopo l’ennesimo episodio di bullismo, avrebbe raccontato la situazione alla madre, da lì l’indagine dei Carabinieri. Grazie alla quale è stato possibile delineare i ruoli e i compiti degli indagati.

Il ragazzino derubato, picchiato e umiliato dalla baby gang

Stando a quanto ricostruito dai Carabinieri, il ragazzino spesso sarebbe stato avvicinato all’uscita da scuola, colpito con calci e pugni e umiliato per strada, fino a ricevere minacce di morte e subire il furto di vestiti griffati e del cellulare. I raid della baby gang venivano quasi sempre filmati e diffusi sui social.

Il giudice ha prescritto ai sei minori di mantenersi ad una distanza di 50 metri dalla vittima, di interrompere qualsiasi contatto con lui, personale e telefonico, ed astenersi dal commentare il comportamento e le denunce della vittima, obbligandoli infine a farsi seguire dai sevizi sociali.