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Roma, bambina di 9 anni uccisa dal metanolo. E’ mistero, era nella schiuma da barba o nello slime?

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Roma, bambina di 9 anni uccisa dal metanolo: forse era nella schiuma da barba del papà

ROMA – Potrebbe essere stata la schiuma da barba del papà ingerita per errore, magari per gioco, ad uccidere la bambina di nove anni deceduta lo scorso 13 ottobre all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma.

La piccola, originaria di Matera, era finita in ospedale il 5 ottobre in condizioni critiche e aveva subito due arresti cardiocircolatori. I medici erano riusciti a rianimarla e a stabilizzarla, ma il 7 ottobre la piccola era stata trasferita al Bambino Gesù di Roma. Il suo corpicino era però già molto provato, e i medici avevano riscontrato danni cerebrali irreversibili.

Dalle analisi effettuate non erano emerse patologie particolari o malattie congenite. Il 13 ottobre, però, il cuore della bimba ha smesso di battere.

E adesso, mentre continuano gli esami tossicologici per capire che cosa l’abbia uccisa, un dato allarma i medici: le tracce massicce di sostanze tossiche presenti nel sangue della piccola. La diagnosi dell’ospedale, riferisce il Messaggero, è quella di un possibile avvelenamento da metanolo, una sostanza solubile che viene rapidamente assorbita dall’organismo umano per ingestione, inalazione o contatto, e che viene usata come solvente.

A volte è presente nel vino, dove viene usata come sostituto a basso costo dell’alcol etilico. Ma nel caso della piccola il metanolo poteva trovarsi nella schiuma da barba del padre, forse usata per fare uno slime fatto in casa, una sorta di pongo gelatinoso colorato diventato una vera moda tra i più piccini. Il sospetto della Procura, che indaga per omicidio colposo, è che la piccola abbia ingerito la sostanza in casa, magari giocando con la pasta appiccicosa.

Saranno adesso i nuovi accertamenti a stabilire se l’incidente le sia stato davvero fatale. Al momento restano escluse eventuali ipotesi di reato nei confronti dei genitori. “Il metanolo però è vietato nei cosmetici – sottolinea Antonino Reale, che dirige la Pediatria d’urgenza dell’ospedale – inoltre la bambina ha nove anni, non è più nella fase in cui si mette tutto in bocca. Il caso deve essere studiato approfonditamente, al momento non ci sono elementi chiari”.

La consulenza, disposta dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e dal sostituto Maurizio Arcuri e che verrà depositata entro sessanta giorni, dovrà cercare di fare chiarezza su cosa abbia causato la morte della piccola. In primo luogo i consulenti dovranno verificare se la vittima fosse affetta da malformazioni cardiache o se a causare la morte sia stata una grave forma allergica a qualche sostanza che fino ad oggi non si era palesata.

In generale, spiega Reale, è comunque poco indicato mescolare sostanze chimiche sconosciute in casa. “La casa è il posto più pericoloso per un bambino tra uno e tre anni, che hanno una grande mobilità ma non il senso del pericolo – sottolinea l’esperto – I rischi in casa derivano dai detersivi, dai farmaci o dai cosmetici lasciati incustoditi, mentre un altro luogo pericoloso è il garage, dove potrebbero trovarsi carburanti, oli o acquaragia. Un altro problema non sempre affrontato riguarda le sostanze presenti nei giocattoli non di qualità. Un contatto occasionale non è pericoloso, ma se il gioco viene leccato per mesi può rilasciare sostanze tossiche. Vale sempre l’indicazione di non travasare liquidi in bottiglie prive di etichetta, ma anche quella di non ‘fidarsi’ delle capacità dei propri bambini. Molto spesso arrivano genitori che dicono ‘mio figlio non sapeva fare questa cosa’”.

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