ROMA- Carminati e Buzzi: “Pijamo le misure al sindaco”. Rosso e nero senza confine.
“E quando c’è sera se c’è il fuoco in cielo / il rosso ed il nero non hanno un confine”(Non andare via, Jacques Brel-Gino Paoli).
Nel mondo di mezzo ogni incontro è possibile. E’ la filosofia spiccia del “re di Roma” appena arrestato, Massimo Carminati, il “cecato”, l’ex estremista di destra, il “nero” della Banda della Magliana. Citazione tolkeiana a parte, il nero Carminati, stando alla versione della Procura, s’era scelto come fido vice un uomo di estrema sinistra, un rosso.
Ogni contatto veniva buono per gli affari: i colletti bianchi a braccetto con rapinatori e manovalanza criminale, i rossi con i neri. Cade Alemanno e l’amministrazione capitolina cambia colore? “Ora pijamo le misure al sindaco”, dice Carminati al telefono (intercettato). Buzzi, l’uomo delle cooperative rosse, la filosofia della terra di mezzo l’ha già capita al volo: “La politica è una cosa, gli affari so’ affari”(intercettazione dei Ros).
E infatti, quando Buzzi butta là qualche preoccupazione, Carminati ingiunge serafico: “Mettiti la minigonna e vai a battere”, nel senso di lavorarsi la nuova giunta Marino. Buzzi viene così descritto dagli inquirenti:
Il suo ruolo apicale indiscusso, la sua posizione di primazia nel settore dell’organizzazione volto alla sfera pubblica, la sua presenza operativa in tutti i numerosissimi reati commessi nel settore. L’analisi del suo percorso criminale – prosegue il giudice – consente di cogliere la particolare propensione a delinquere dell’indagato.
Condannato per omicidio e per calunnia, sfrutta tutte le aperture dell’ordinamento giudiziario per reinserirsi in circuiti criminali ad un livello decisamente più alto e raffinato. Fruisce di liberazione anticipata e della liberazione condizionale, benefici palese frutto di una manipolazione verso gli organi che li hanno concessi, evidentemente ingannati circa la volontà di cooperare all’opera di rieducazione, se il risultato sono i fatti, gravissimi, per cui si procede. (Il Messaggero)
Nel mondo di mezzo capita che sulla pelle degli immigrati si possano fare affari mai sognati: “Tu c’hai idea di quanto ce guadagnano sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno” dichiara Buzzi alla segretaria. Capita che anche i campi rom siano un affare. Destra e sinistra, rosso e nero non litigano più. Si mettono d’accordo, piuttosto, con il clan dei Casamonica che sui nomadi evidentemente dettano legge.
Per tenere sotto controllo i problemi che sarebbero potuti insorgere con i nomadi, Carminati si avvale della collaborazione di un altro potente clan dei Casamonica. Il loro capo, Luciano, è definito «mediatore culturale». «Mi informo domani, io conosco bene Luciano», rassicura Carminati al telefono con uno dei suoi .
E per superare il problema del campo nomadi di Castel Romano dato in gestione alla cooperativa di Buzzi, a Casamonica vengono assicurati 20 mila euro al mese. Immancabili i rapporti col gotha della criminalità organizzata romana Ernesto Diotallevi e Michele Senese. Ma ora, con l’arresto di Carminati, è la capitolazione dei re di Roma. (Silvia Barocci e Sara Menafra, Il Messaggero)