Roma, detenuto tenta violenza sulla avvocatessa nel carcere di Rebibbia Roma, detenuto tenta violenza sulla avvocatessa nel carcere di Rebibbia

Roma, detenuto tenta violenza sulla avvocatessa nel carcere di Rebibbia

Roma, detenuto tenta violenza sulla avvocatessa nel carcere di Rebibbia
(Ansa)

ROMA – Una tentata violenza nella sala colloqui del carcere romano di Rebibbia. A commetterla, un detenuto nei confronti della sua stessa avvocatessa. E’ accaduto il 28 settembre del 2017, come riferisce il Messaggero, ma solo adesso il caso è arrivato in tribunale.  

L’imputato è un pusher romano di 36 anni con precedenti anche per furto. Nella sala colloqui del penitenziario si sarebbe abbassato i pantaloni e avrebbe tentato di stuprare la sua avvocatessa, una penalista trentenne. 

La scena è stata vista da diversi agenti di polizia penitenziaria, che sono intervenuti alle urla della donna e sono riusciti ad evitare il peggio. “Non ho fatto niente di male”, ha provato a negare il detenuto davanti agli agenti. 

Gli atteggiamenti ambigui del carcerato erano già stati segnalati dalla legale alla polizia penitenziaria. “Uno di miei assistiti usa atteggiamenti sempre più confidenziali. Cerca di baciarmi e allungare le mani. Comincio ad avere paura”, aveva fatto sapere la donna, secondo quanto scrive Adelaide Pierucci sul Messaggero. 

A quel punto un ispettore di turno aveva ordinato di monitorare la sala colloqui. E dopo il tentato abuso è stata informata la direzione del carcere. 

Al processo sono però emersi particolari che rischiano di complicare il caso, nonostante l’evidenza della violenza e i tanti testimoni. In passato, infatti, il detenuto aveva spedito delle lettere all’avvocatessa, e lei in un’occasione aveva risposto con una lunga missiva con “una carta costellata di fiorellini”, scrive il Messaggero, che poi precisa: al di là del tono confidenziale, la professionista lo metteva in guardia nell’usare atteggiamenti più consoni durante gli incontri”.

Un altro particolare è stato però portato all’attenzione dei giudici: una passata relazione dell’avvocatessa con un altro detenuto. Nei confronti dell’imputato non sono state emesse misure restrittive per la violenza. (Fonte: Il Messaggero) 

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