Roma Divino Amore, nel cassonetto un’altra donna a pezzi. L’assassino mai trovato, era il 2011

Roma Divino Amore, nel cassonetto un'altra donna a pezzi. L'assassino mai trovato, era il 2011
Roma Divino Amore, nel cassonetto un’altra donna a pezzi. L’assassino mai trovato, era il 2011

ROMA – Divino Amore, nel cassonetto un’altra donna a pezzi. L’assassino mai trovato, era il 2011… Due gambe di donna, mozzate con un’accetta dentro a un cassonetto in via Maresciallo Pilsudsky ai Parioli. Altri pezzi di corpo sono stati ritrovati non lontano, in via Guido Reni. L’orrore del doppio ritrovamento a Roma di questa mattina, l’assenza finora di indizi per attribuire un nome ai resti disseminati ed esposti con macabra ostentazione.

Poco più di sei anni fa, a marzo 2011, un altro delitto raccapricciante sulla via dell’Ardeatina, dalle parti del santuario del Divino Amore: allo strazio del ritrovamento del corpo di una donna privo degli arti, perfettamente eviscerato, seguì la frustrante consapevolezza investigativa di non poter approdare a niente, identità della vittima, indizi sull’assassino, possibile movente. Nella cronaca in presa diretta dei giorni successivi al delitto, Carlo Bonini e Federica Allegri su Repubblica paventarono l’ipotesi più inquietante: la messa in scena di un mostro deciso a far vedere che può colpire quando vuole, come vuole.

Da qualche parte si nasconde un uomo malato che ha celebrato l´8 marzo offrendo lo scempio di un corpo di donna. Cui ha rubato prima la vita, poi gli organi e le viscere, quindi le gambe e la testa, perché nessuno le potesse dare un nome, una memoria, una carezza e una sepoltura da morta.

Di lei, ritrovata tre giorni fa da un camionista di passaggio sul ciglio di via di Porta Medaglia, quartiere Ardeatino, nulla si sa. Non un testimone, non una corrispondenza negli archivi informatici delle impronte digitali e delle persone scomparse. Non una traccia forense, non un indizio che non sia una scritta sul giaccone nero che indossava sopra una maglietta grigia. Eppure, l´orrore che ha concepito il suo assassino fa cantilenare agli uomini della squadra Mobile parole che suonano come un nero presagio. «Ha voluto farci trovare il corpo. Ha voluto mostrarci quello che è stato capace di combinare. Sembra un´apertura di partita, un ingaggio. Speriamo in Dio che non sia così». (Carlo Bonini e Federica Allegri, La Repubblica)

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