ROMA – Due attacchi distinti, in due notti diverse, a due autobus Atac. Stranieri gli aggressori, donne le autiste vittime. Sempre nelle strade della periferica Corcolle, da due giorni centro “caldo” di tensione sociale. Il copione è lo stesso: strada bloccata da extracomunitari, urla, in un caso lancio di pietre e minacce di stupro, nell’altro meno violenza fisica ma sempre minacce e rabbia. Disagio sociale e forse anche protesta, decisamente fuori dai limiti, per i ritardi degli autobus: a Corcolle si cerca di capire il motivo delle due aggressioni che hanno aumentato la tensione razziale, con gli abitanti della zona che organizzano manifestazioni spontanee contro gli stranieri.
Due notti fa al volante del 92 c’era Elisa, 33 anni. A lei è andata peggio: un gruppo folto di immigrati, una quarantina, ha bloccato la strada, lanciato sassi al bus, sfondato i vetri e minacciato l’autista. Lei è riuscita a tornare in deposito ma è sotto shock. La notte scorsa invece c’era Federica alla guida di un altro bus, ma sempre in zona. Anche stavolta il copione è simile, solo meno violento.
Una prima spiegazione la dà Micaela Quintavalle, autista Atac e sindacalista della sigla Cambia-menti:
“Il pericolo è stato scampato perché la gente del quartiere è accorsa in sua difesa e ha allontanato gli aggressori – racconta a proposito dell’ultimo episodio -. Bisogna dire però, nonostante in questo caso siamo di fronte a dei barbari, che il problema della qualità scadente del servizio rimane. Basterebbe far passare gli autobus con la dovuta frequenza per far affievolire ogni tipo di tensione”.
La gente del quartiere dice altro però, non è solo questione di disservizi Atac. Disservizi che, per altro, riguardano tutti gli utenti senza riguardo per la nazionalità, allora perché solo il gruppo di stranieri è passato alla violenza? In uno dei sit in spontanei della zona gli abitanti parlano di aggressioni e furti più frequenti da quando è stato aperto un centro di accoglienza per gli extracomunitari.
“Da quattro giorni – spiega all’Ansa un’abitante della zona chiamata Francesca – è arrivato un gruppo di immigrati in un centro di accoglienza e da allora abbiamo avuto solo problemi: furti, aggressioni. Le istituzioni intervengano. qui la violenza non la vogliamo, vogliamo solo vivere in pace”. “Non ce la facciamo più – fa eco Maria – non è questione di razzismo, ma non si può più scendere in strada: i marciapiedi sono occupati da gruppi di extracomunitari che bivaccano”.
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