ROMA – Egisto Bianconi, direttore generale dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, è finito agli arresti domiciliari. Tutto, scrive il Messaggero, sarebbe nato nell’ambito di un’inchiesta sulle procedure di aggiudicazione di un importante appalto per le camere mortuarie. L’accusa, rende noto la questura, è “turbata libertà degli incanti, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”. Tra gli arrestati anche un poliziotto, Diego Cardella.
Scrive Mauro Evangelisti sul Messaggero: L’ordinanza custodiale è stata emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 soggetti (4 in carcere, di cui tre allo stato irreperibili; 4 ai domiciliari; uno con misura interdittiva della sospensione dal pubblico Ufficio attualmente esercitato per la durata di 12 mesi) ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, porto abusivo di armi da fuoco, usura aggravata e turbata libertà degli incanti.
Gli arresti e le venti perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati, svolte perlopiù in zona San Basilio, hanno permesso di svelare gli interessi della famiglia Primavera nelle procedure di aggiudicazione di un appalto per le camere mortuarie all’ospedale Sant’Andrea.
L’assistente capo della polizia Diego Cardella avrebbe avvertito Guerino Primavera che la Squadra Mobile stava preparando un’operazione di polizia giudiziaria su larga scala – senza tuttavia conoscerne gli obiettivi – arresti che nella notte avrebbero colpito i contrapposti clan lidensi dei Fasciani e dei Triassi. Le indagini di polizia e carabinieri hanno infatti documentato le singole «soffiate» fatte dal Cardella nel corso delle investigazioni al gruppo Primavera. Quella relativa a Fasciani e Triassi risale al 25 luglio 2013. La «soffiata» del Cardella veniva girata dal Guerino al figlio Fabrizio al fine di consentirgli di «mettere in sicurezza» la piazza di spaccio di San Basilio ed al quale, con toni criptici il padre riferiva che «…..stanotte…piove de brutto…pare che dà i fulmini stanotte….» ottenendo in risposta dal figlio «….non me ne frega un cazzo tanto scappo….».