ROMA – “Novemila euro li teniamo noi, se no denunciamo tuo marito, gli mettiamo la droga in tasca”. Hasnja Zahirovic, una rom del campo di Castel Romano, periferia sud di Roma, dice che i carabinieri le hanno detto così. E lei, che pure sarebbe una professionista di furti, non ha voluto passare sopra quel sopruso. E ora quei carabinieri devono rispondere di falso e peculato, grazie alla denuncia di Hasnja. Scrive Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera che ha incontrato la donna, 37 anni e 10 figli (è sempre incinta e grazie a questo evita il carcere per scontare una condanna a 8 anni).
Per loro – Simone Chicarella, Eugenio Maietta e Carmine Ferrante – stamani è fissata l’udienza del tribunale del Riesame che deciderà sulla loro scarcerazione. Sono accusati di falso e peculato perché, in seguito a una perquisizione illecita, hanno sottratto ad Hasnja 13mila euro, dei quali solo 4mila erano stati denunciati nel verbale mentre 9mila erano finiti in tasca loro. Nel camper c’erano anche un grazioso portafogli Prada di colore rosa e una bella spilla Chanel con ramage e perle. Così uno dei tre ne ha approfittato per fare un regalo alla fidanzata. E non volendo, forse, passare per spendaccione l’ha avvisata della provenienza. Così ora anche lei è indagata. Ricettazione.
Perché ha denunciato i carabinieri, non pensa alle conseguenze? Ora, racconta, per dispetto vengono a multarla. «Era appena nato lui -dice lei indicando un pupo con due denti solitari – ero al Sant’Eugenio che mi tenevo la pancia, con il pannolone e la flebo. Squilla il cellulare. Mio marito stava venendo da me in ospedale e i ragazzi erano soli al campo: “Sono venuti i carabinieri e ci hanno preso tutti i soldi”. Avevano denudato mio figlio grande e gli avevano trovato i 13 mila euro nascosti negli slip. Ho firmato per uscire dal reparto e sono corsa qui».
Si ferma per riprendere fiato e aggiustare la maglietta di F. la piccola di 9 anni che va a scuola («Dice che le piace»), quindi prosegue: «Arrivo qui e quelli mi dicono “Vieni in caserma” ma per strada si fermano a minacciarmi: “Novemila li teniamo noi e se no facciamo arrestare tuo marito, gli mettiamo la droga in tasca”. Poi mi danno una botta sul fianco destro e sulla coscia (con un manganello estraibile secondo il gip, ndr). Avranno pensato che una nomade con una condanna per furto non volesse cacciarsi nei guai. Ma qui, dove di notte i topi rosicchiano i fili elettrici e i container bruciano come fiammiferi, i guai non sono nemici della dignità. «Io rubo. Se mi arresti pago. Ma loro mi hanno fatto rabbia e paura. Sono giovani, un vecchio, forse, non l’avrebbe fatto. La rabbia ti prende qua» dice Hasnja facendo con la mano il segno di un taglio alla fronte. E passata? «Ora sì» dice lei.