Roma, i due rom dell’incidente ancora ricercati: al campo nomadi nessuno parla

Un momento della manifestazione, giovedì sera, contro i rom
Un momento della manifestazione, giovedì sera, contro i rom

ROMA – Nessuno sa dove sono, nessuno riesce a contattarli. I due ricercati che mercoledì sera erano a bordo dell’auto che ha ucciso una 44enne filippina e ferito altre 8 persone alla fermata dell’autobus sembrano essersi volatilizzati nel nulla anche se al campo della Monachina, dove risiedono, sono sicuri che presto si consegneranno. Almeno così dice la sorella del 16enne marito della ragazza di 17 anni arrestata giovedì ed interrogata dal giudice che ne ha convalidato l’arresto, con l’accusa di concorso in omicidio volontario.

La stessa che pende sulle teste del giovanissimo sposo e dell’altro passeggero che la sera di mercoledì era sull’auto piombata a folle velocità sul gruppo di persone alla fermata dell’autobus. Gli investigatori escludono che quella persona – come invece affermato dai familiari – sia il padre del ragazzo, che proprio giovedì sera si è autoaccusato dell’incidente. “C’ero io alla guida dell’auto sono stato io. Mi dispiace ma ero ubriaco”, parole poco convincenti per gli investigatori tanto che potrebbe rischiare il favoreggiamento.

Venerdì al campo sul cavalcavia della via Aurelia nessuno ha voglia di parlare. Le camionette della polizia hanno sorvegliato la struttura per l’intera notte, per paura di eventuali ritorsioni nei confronti della comunità nomade. Soprattutto alla luce del ritrovamento di quattro bottiglie incendiarie vicino alla fermata Battistini della metro, dove è avvenuto l’incidente mortale.

“Abbiamo paura che qualcuno possa passare qui sulla strada e lanciarci qualche molotov dentro – dicono i residenti del campo -, per fortuna ora c’è la polizia, speriamo non accada nulla quando andranno via”. Tra le baracche e le roulotte si rincorrono le voci sui fuggitivi. A chi chiede dove possano esser fuggiti, qualcuno guarda in aria, qualcun altro volta le spalle e se ne va. Lo scuolabus continua a fare avanti e indietro per accompagnare e riprendere i primi bimbi che venerdì sono tornati a scuola. Nel suo tragitto passa anche su via Battistini, dove la cera ricopre il marciapiede dove si è schiantata l’auto.

Le candele della veglia in ricordo di Cory Abordo, la 44enne filippina vittima dell’incidente, non ci sono più. Ci sono però ancora i mazzi di fiori a ricordare a chi passa la tragedia di mercoledì sera. Il fuoco delle candele ha illuminato venerdì anche il Campidoglio, dove la comunità filippina si è riunita in preghiera insieme con il vicesindaco della Capitale, Luigi Nieri, e la giunta guidata da Ignazio Marino, ancora negli Stati Uniti, dove nei giorni scorsi ha ricevuto una laurea honoris causa.

 

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