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Roma, il padre della 14enne stuprata: “Se non li punisce la legge a quei due ci penserò io”

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Roma, il padre della 14enne stuprata: “Se non li punisce la legge a quei due ci penserò io”

ROMA – “Forse, ora che li hanno presi, svegliandomi al mattino potrò tornare a sorridere. Conto nella giustizia e spero che quei due siano puniti per quello che hanno fatto a mia figlia e alla sua amica. E se così non fosse, fuori ad aspettarli, stavolta, ci sarò io”. Queste le parole durissime del padre di una delle due adolescenti aggredite e violentate da Mario Seferovic, 21 anni, lo scorso 10 maggio, in via Renato Birolli, alla periferia est di Roma.

E ancora: “È difficile riuscire a superare tutto questo, ciò che è accaduto a mia figlia, alla sua amica e alle nostre vite”. L’intervista al Messaggero:

Signor Franco (chiameremo così il papà della giovane) sua figlia è stata adescata da Seferovic in chat, su Facebook, cosa l’ha spinta a incontrare l’uomo?
«Mia figlia quell’uomo l’aveva già visto più di una volta su un autobus che attraversa la via Prenestina e che Paola prende di frequente per raggiungere, con la sua amica, un centro commerciale. Quando ci ha raccontato quello che era successo mi ha detto: Papà, mi faceva ascoltare delle canzoni sul bus, insomma l’aveva adocchiata sul mezzo e per diverso tempo ha fatto in modo di incrociarla spesso».
Poi però hanno deciso di incontrarsi dopo essersi scambiati messaggi in chat.
«Sì, a distanza di qualche tempo lui gli ha chiesto l’amicizia su Facebook, ma non ha confessato la sua vera età, Paola mi ha detto: papà mi diceva di avere 16 anni; le ha fatto credere di essere un coetaneo e mia figlia è stata vittima dell’ingenuità: forse quel ragazzo l’aveva colpita».
In che modo sua figlia le ha raccontato quello che è successo?
«Si sono incontrati, mia figlia è giunta sul posto con la sua amica, Paola mi ha detto: ha iniziato (Seferovic ndr) a stringerci per i polsi mentre il suo amico ci spingeva da dietro. Poi le ha legate. Non hanno potuto liberarsi. È stato terribile ascoltarla. Ci è voluto un po’ prima che riuscisse a raccontare; hanno influito le minacce che l’uomo le ha fatto, ma anche la paura, il senso di vergogna per quello che le era capitato. Sì, si vergognava, indifesa. Ora stiamo cercando di andare avanti».
Seferovic dopo le violenze ha controllato sua figlia e l’amica affinché non parlassero. Si è recato a casa vostra?
«No, io e mia moglie siamo separati, mia figlia sta sia con me che con la madre, ma Seferovic continuava a perseguitarla, con messaggi e telefonate anonime, la minacciava di morte. Un vero stalker».
Come avete trascorso questi mesi?
«Siamo dilaniati, mia figlia è tornata a scuola, abbiamo fatto controlli, siamo in cura dagli psicologi ma quello che leggo in rete, sui social in queste ore in cui è uscita la notizia mi spaventa e mi fa male. La gente è cattiva, ho letto tante cose brutte su mia figlia, ma è una ragazzina ed è rimasta vittima dell’ingenuità propria di un’adolescente. Quell’uomo si è finto un’altra persona».
È stato lei, dopo il racconto di Paola, a indirizzare gli inquirenti e a fornire elementi utili all’arresto dei due uomini.
«Ho fatto il mio dovere di padre, ho cercato di salvare mia figlia. Meno male che li hanno presi».
E ora conta che la giustizia faccia il resto?
«Me lo auguro, se così non fosse ci sarò io ad aspettarli quando usciranno di prigione. Devono pagare per quello che hanno fatto, non possono farla franca».
Paola e l’amica sono state aggredite in una zona di periferia: strada cieca e dissestata. Pensa che un maggior controllo avrebbe potuto scongiurare la violenza?
«Viviamo in una borgata e tutte le borgate versano in queste condizioni. Certo, servirebbe più controllo ma anche una forte scossa alle persone che invece se ne fregano, sono egoiste. Dopo la violenza, Paola e la sua amica sono state liberate e hanno aspettato l’autobus per tornare a casa. Seferovic non se n’era andato, loro piangevano e un signore che passava, si è avvicinato per chiedere se andava tutto bene. Seferovic gli ha intimato di farsi i fatti suoi e l’uomo se n’è andato. Ecco, se invece fosse rimasto? Di fronte a due ragazzine provate e piangenti?».
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