ROMA – Per il periodo natalizio, Roma ha deciso di far aprire i negozi anche le domeniche e nei festivi. Le parrocchie e i piccoli commercianti non ci stanno e si sono uniti contro questa liberalizzazione. I consumatori invece difendono la possibilità di fare spesa 365 giorni all’anno permesso dal decreto Salva Italia, e tra le due opposte “fazioni” si preannuncia uno scontro. Lo racconta il Messaggero in un articolo pubblicato il 25 novembre:
“A un mese dal Natale nuovo scontro sullo shopping no stop a Roma. L’ultimo tabù dei negozi aperti è stato infranto a Ferragosto, quando alcuni negozi e centri commerciali, anche nella Capitale, rimasero aperti. Il prossimo confine che potrebbe essere oltrepassato è proprio quello di Natale e Santo Stefano. In linea teorica, alla luce del decreto Salva Italia, negozi e centri commerciali possono lavorare. “
“E se il 25 dicembre difficilmente sarà toccato, alla Confesercenti temono che il 26 alcune grandi catene o centri commerciali a Roma apriranno, così come è già stato annunciato in altre città d’Italia. Il suo presidente Valter Giammaria in una lettera chiede al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, di intervenire con un’ordinanza che proibisca l’apertura di negozi e centri commerciali a Natale e Santo Stefano. ‘Un limite va posto – dice Giammaria – possibile che Roma, la città della Chiesa cattolica, possa solo ipotizzare di dedicare ai consumi anche i giorni di Natale e di Santo Stefano?’. In questa battaglia la Confesercenti, che rappresenta soprattutto i piccoli negozianti, ha trovato a Roma e nel resto d’Italia, un alleato importante, la Cei, la conferenza episcopale. Così oggi si svolgerà una raccolta di firme, nell’area di via Marconi, dalle 10 alle 13, nel sacrato della parrocchia Santi Aquila e Priscilla, a sostegno di un progetto di legge contro le aperture festive che, appunto, si chiama «Libera la domenica”.
Prosegue il Messaggero:
“Il comunicato di Confesercenti sottolinea che c’è ‘il sostegno della Cei e la collaborazione della parrocchia’ e che ‘la Comunità di Sant’Egidio ha assicurato il suo impegno’. Mina Giannandrea, presidente di Federstrade Confesercenti: ‘Insieme alla Cei, vogliamo cambiare una norma sbagliata, difendere i piccoli negozi schiacciati dai centri commerciali che aprono sempre, restituire anche a operatori e dipendenti un giorno di riposo dedicato alla famiglia’. Ma in un periodo di calo di consumi epocale, ha senso rispondere limitando lo shopping? Giammaria’. Non c’è un’altra Capitale europea con tanti giorni di apertura come Roma. È illusorio pensare che il problema del crollo degli acquisti si risolva aprendo sempre i negozi. Si favoriscono solo grandi catene e centri commerciali e si dà il colpo finale ai piccoli negozi. Noi chiediamo che la regolamentazione delle aperture sia assegnata alle regioni. Alemanno intervenga subito rischiamo che cada anche l’ultimo limite: Natale e Santo Stefano”.
Cosa ne pensano i consumatori? Lo spiega sempre l’articolo del Messaggero:
“Fin qui la battaglia dei negozianti. Ma la voce dei consumatori è differente. Primo Mastrantoni, segretario nazionale di Aduc (associazione diritti utenti e consumatori): «In un momento di crisi i commercianti dovrebbero essere i primi a chiedere di avere più opportunità di fare affari. Invece ripropongono queste posizioni di retroguardia. Difendono il Natale? Ma scusate i camerieri dei ristoranti non lavorano a Natale? E un ristorante che chiude a Natale dovrebbe imporre di non lavorare alla trattoria vicina? Il mondo è cambiato”.