Roma, sparatoria bar-tabacchi: rapinatore ucciso per sbaglio dal suo complice? Roma, sparatoria bar-tabacchi: rapinatore ucciso per sbaglio dal suo complice?

Roma, sparatoria bar-tabacchi: rapinatore ucciso per sbaglio dal suo complice?

Roma, sparatoria bar-tabacchi: rapinatore ucciso per sbaglio dal suo complice?
Roma, sparatoria bar-tabacchi: rapinatore ucciso per sbaglio dal suo complice? (Foto Ansa)

ROMA – Si sarebbero sparati tra loro i due rapinatori, uno dei quali ucciso, che hanno provato il colpo in un bar-tabacchi di via Cimarra, nel quartiere di Roma Tuscolana. Secondo la ricostruzione della polizia infatti, arrivati su uno scooter, i due, armati e col volto coperto, hanno fatto irruzione dentro il bar gestito da un commerciante cinese. Ne sarebbe nata una colluttazione e il commerciante sarebbe riuscito ad agguantare la pistola di uno dei due e a disarmarlo, ma i colpi, uno dei quali ha colpito mortalmente il rapinatore sarebbero partiti dall’arma del complice. Il titolare, Zhou, 56 anni, sarebbe stato colpito al fianco e a una gamba: è in codice rosso al Policlinico Umberto I.

 Tutto è accaduto poco dopo le 19. Il rapinatore che è stato ucciso si chiama Ennio Proietti, 69 anni, e il suo complice, ferito, Enrico Antonelli, di 58 anni. Il rapinatore fermato sarebbe stato anche coinvolto nel ferimento del maresciallo Marco Coira a gennaio del 1999. Coira, quel giorno libero dal servizio, era stato colpito da due colpi di pistola e preso a calci, perché intervenuto sbarrando la strada ai rapinatori entrati in azione in un supermercato alla periferia della Capitale.

Ennio Proietti invece fu condannato a 30 anni di carcere in quanto componente di una delle più sanguinose bande della malavita romana, quella di Lallo lo Zoppo: sequestri con l’eliminazione sistematica degli ostaggi, violente aggressioni, furti, saccheggi, rapine, traffico d’armi i settori dove i malviventi compirono orrori e misfatti. Una banda apparsa sulla scena della malavita romana sul finire del 1975. Oltre al carcere, Proietti subì pure l’interdizione dai pubblici uffici: tra le accuse più gravi, quella del coinvolgimento nel sequestro e dell’uccisione del re del caffè Palombini. (Fonte Ansa).

Gestione cookie