Roma, truffa dei Parioli: perquisita l’Alenia, si indaga su una fattura da 84 milioni

Pubblicato il 28 Aprile 2011 - 11:56 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Perquisizioni nella sede romana e abruzzese della banca Carispaq, quella in cui il “Madoff dei Parioli”, Gianfranco Lande, e i suoi soci avevano i conti e attraverso le quali muovevano il loro denaro. Non solo la Carispaq nel mirino della procura di Roma. I finanzieri sono stati anche nella sede dell’Alenia Aeronautica di Pomigliano d’Arco, la società appartenente al gruppo Finmeccanica che, nella stangata da 170 milioni in cui sono finiti vip, politici e calciatori, ha avuto un ruolo sul quale va fatta chiarezza.

Lì sono stati sequestrati documenti importanti per consentire ai magistrati di ricostruire l’operazione di fornitura di aerei e materiale bellico da parte di un consorzio di società, fra cui Alenia appunto, al ministero della Difesa austriaca, con l’intervento di Lande, chiamato in causa per fornire un’assicurazione atipica in caso di inadempienza degli obblighi contrattuali da parte dei fornitori.

Il boss della truffa dei Parioli, durante di un interrogatorio, aveva dichiarato di aver incassato 84 milioni di euro nel corso di un’operazione finanziaria “avente ad oggetto l’esternalizzazione del rischio di una compravendita di aerei da guerra tra la Germania e l’Austria”. I soldi incassati dalla Vector Aerospace, una società riconducibile al Madoff dei Parioli, sarebbero stati utilizzati, a suo dire, per pagare i dividendi agli investitori.

“La Vector Aerospace è una società – ha spiegato il mago del raggiro – costituita nel 2005, nel quadro di un contratto con il dipartimento militare Eads della Germania. C’era stata una fornitura per 18 aerei caccia e altre apparecchiature belliche a favore del ministero della Difesa austriaco per un importo di circa 4 milioni di euro”.

Come riporta Repubblica, il contratto prevedeva una penale di circa il 5% degli importi della transazione, nel caso in cui Eads non avesse raggiunto un livello di compensazione industriale equivalente. “Le quattro società che controllano Eads – ha detto Lande agli inquirenti – avevano necessità di togliere questa partita fuori bilancio, ovvero il rischio del mancato pagamento”.