Roma, violentò studentessa finlandese e la mise incinta: condannato a 4 anni Roma, violentò studentessa finlandese e la mise incinta: condannato a 4 anni

Roma, violentò studentessa finlandese e la mise incinta: condannato a 4 anni

Roma, violentò studentessa finlandese e la mise incinta: condannato a 4 anni
Roma, violentò studentessa finlandese e la mise incinta: condannato a 4 anni

ROMA – Stuprò una ragazza finlandese che aveva accettato di farsi accompagnare a casa da lui, mettendola anche incinta: condannato a quattro anni e quattro mesi.

Si chiude così la vicenda che ha visto coinvolti Khann Saddam, giovane lavapiatti bengalese di 23 anni, e una studentessa universitaria finlandese ventenne, a Roma Nord come ragazza alla pari.

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Una sera del settembre scorso la giovane si trovava al pub Yellow Bar di via Palestro insieme ad una amica. Verso le quattro le due ragazze hanno deciso di tornare a casa, e lei, la giovane finlandese, ha accettato il passaggio di un ragazzo conosciuto poco prima in quel locale, mentre l’amica non si è fidata.

“Noi camminavamo”, ha raccontato la vittima, secondo quanto riferisce il Messaggero, “io ogni tanto chiedevo ma la macchina dov’è? Alla fine mi dice: Sì, però se vuoi un passaggio, mi devi prima dare un bacio. Prima ho detto di no”, ha continuato la giovane, “poi ho visto che si è irritato, si era alterato allora ho pensato, ho pensato dico va be’, è un bacio non è poi così grave”. E su domanda del pm dell’interrogatorio, Cristiana Macchiusi, perché lo avesse fatto, la ragazza ha risposto: “Ho pensato magari gli do un bacio e lui mi porta a casa”.

Invece, dopo quel bacio, il giovane ha stuprato la ragazza.

La Procura, che ha chiesto e ottenuto per il giovane bengalese la pena inflitta, ha parlato di “barriere culturali” che avrebbero fatto sì che il ragazzo fraintendesse quel bacio concesso dalla giovane, interpretandolo come una sorta di via libera a tutto.

Di diverso parere l’avvocato della ragazza: “Francamente ritengo che la pena di 4 anni e 4 mesi sia bassa. Sono state concesse le attenuanti che il pm nella sua requisitoria ha inteso richiedere ritenendo che esistano tra l’imputato e la parte offesa delle barriere culturali che ne giustifichino l’applicazione. Fatto sta che la mia assistita, anche se esula dal capo di imputazione, ha dovuto affrontare anche un aborto nel suo Paese per via della violenza”.

Questo perché quella violenza aveva provocato una gravidanza nella ragazza, che ha deciso di non tenere il bimbo frutto dello stupro. Adesso la giovane “segue una terapia psicologica e di questa vicenda non vuole più parlare2, ha detto il suo avvocato. Nel frattempo nella sua città natale è conservato il feto, che sarebbe frutto della violenza. Per il legale è la prova del reato.

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