Rovereto, bara davanti alla concessionaria: “il fisco ci uccide”

La bara col mazzo di fiori simbolo della protesta

Una bara, un mazzo di fiori gialli e su uno striscione queste parole: “Basta abusi di potere contro i contribuenti onesti”. È questo il grido di protesta di due commercianti d’auto trentini nei confronti del sistema fiscale italiano, colpevole secondo loro, di avergli inflitto ingiustamente una maximulta di 8 milioni di euro per presunta evasione fiscale. “Questa sentenza porterà alla condanna a morte della nostra azienda, delle nostre famiglie e quelle dei nostri dipendenti, pur avendo svolto il nostro lavoro onestamente e con serietà” hanno spiegato Rolando Gerola e Stefano Nucida, titolari di “L’Automobile Due”.

La cancellata della ditta che commercializza automobili è stata coperta con lenzuoli bianchi utilizzati a mo’ di striscione su cui è scritto: “Viviamo oppressi dal terrorismo fiscale”, “Trentino davvero isola felice? Tutti gli italiani devono saperlo”.  “Sia ben chiaro che non siamo contro i controlli e le ispezioni – hanno affermato Gerola e Nucida – ma non possiamo nemmeno essere trattati come i peggiori contribuenti su questa terra”. I titolari hanno inoltre aggiunto che se la protesta non verrà presa in considerazione sfocerà in uno sciopero della fame.

L’azienda è stata sottoposta al controllo della Guardia di Finanza dal novembre 2006 al giugno 2009 e in questo periodo i titolari di “Automobile Due” hanno dichiarato di non aver ricevuto alcuna contestazione per quanto riguardava la contabilità, i pagamenti, il personale, l’officina e tutto ciò che riguardava la parte amministrativa. Il problema è sorto quando la concessionaria ha deciso di acquistare delle automobili da un importatore italiano che vendeva mezzi provenienti dall’estero. La Guardia di Finanza ha riscontrato l’inesistenza delle operazioni che i titolari di “Automobile Due” hanno dichiarato invece di aver regolarmente effettuato.

“L’importatore – hanno detto Gerola e Nucida – ci ha fornito le autovetture e rilasciato regolari fatture con pagamento dell’importo comprensivo dell’Iva. Per ognuna di tali operazioni vi è stata poi l’effettiva rivendita dell’automezzo al cliente finale con addebito dell’imposta sul valore aggiunto. Da questo punto di vista – hanno precisato i due – le operazioni sono tutte perfettamente esistenti con regolare pagamento dell’Iva da parte della nostra azienda, accertato, tra l’altro dalla stessa Guardia di Finanza”. In merito poi alla documentazione richiesta i due titolari della ditta hanno ribadito di aver ottemperato a tutte le disposizioni tanto che “tutte le operazioni al momento dell’immatricolazione erano verificate dalla Motorizzazione civile”.

“In quale modo potevamo noi verificare la non veridicità della dichiarazione sostitutiva di atto notorio? Nessuno – hanno continuato Gerola e Nucida – Non potevamo avere poteri di controllo e di indagine per verificare che l’Iva da noi pagata fosse poi concretamente versata allo Stato. Il risultato di tutto ciò è una ‘sentenza’ dell’Agenzia delle entrate che ci chiede 8 milioni. Quello che non riusciamo a capire – hanno terminato gli imprenditori – è l’accanimento da parte dell’Agenzia per le entrate nei confronti di cittadini onesti che svolgono il proprio lavoro. E come noi sono tanti i vessati dal fisco ai quali abbiamo chiesto di firmare, e lo hanno fatto davvero in molti, per denunciare queste vergogne”.

Scuola di giornalismo Luiss*

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