Ruby, agente Landolfi: “Ostuni chiedeva di accelerare il rilascio”

Pubblicato il 17 Febbraio 2012 - 11:59 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Il capo di gabinetto Pietro Ostuni ”chiedeva di accelerare le pratiche per il rilascio” di Ruby la notte in cui la giovane marocchina venne trattenuta in questura per via di un furto. E’ questo un passaggio della testimonianza resa dall’agente Marco Landolfi al processo sul Rubygate in cui e’ imputato Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. Landolfi, uno dei poliziotti che tra il 27 e il 28 maggio dell’anno scorso si occuparono della minorenne, ha raccontato che quando gia’ si trovava negli uffici di via Fatebenefratelli per le pratica di fotosegnalazione della minorenne, il commissario capo Giorgia Iafrate lo chiamo’ per dirgli che la ragazza non doveva ”essere fotosegnalata” ma bensi’ ”lasciata andare”.

E questo perche’ aveva ricevuto una telefonata di Pietro Ostuni che a sua volta era stato contattato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri che indicava la ragazza come la nipote dell’allora presidente egiziano Mubarak. Quella sera, ha proseguito Landolfi, prima di avvisare il pm minorile Annamaria Fiorillo che in precedenza aveva disposto che Ruby dovesse essere fotosegnalata e collocata in una comunita’ o altrimenti trattenuta in questura, ”la dottoressa Iafrate riceveva in continuazione telefonate da Ostuni che chiedeva di accelerare le pratiche del rilascio poiche’ alla Presidenza del Consiglio aveva gia’ detto che era stata rilasciata”, mentre invece la giovane era ancora negli uffici per gli accertamenti. ”La dottoressa Iafrate era molto agitata – ha precisato Landolfi -. Andava avanti e indietro, si alzava per andare verso la ragazza… Il questore non fu avvisato di quanto stava accadendo”.

Ruby la notte in cui venne trattenuta in questura per via di un furto venne affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti prima che si fosse recuperata, come aveva disposto il pm minorile Annamaria Fiorillo peraltro contraria al rilascio della giovane, una copia dei suoi documenti di identita’. Lo ha affermato l’agente Marco Landolfi durante la sua deposizione in aula al processo Ruby nel quale e’ imputato Silvio Berlusconi.  Il poliziotto ha raccontato, prima che Ruby fosse consegnata a Nicole Minetti che si era qualificata come ”consigliere ministeriale regionale presso la presidenza del consiglio dei ministri”, di aver ricevuto disposizioni dal commissario capo Giorgia Iafrate, la quale a sua volta aveva contatto il pm minorile Annamaria Fiorillo, di affidare la giovane ”previo il recupero dei documenti di identita”’.

Ma invece, come risulta dalle carte e come e’ stato riaffermato in aula, il verbale di affidamento alla consigliera regionale, ora imputata in un altro processo, e’ stato stilato alle due di notte mentre i documenti di identita’ sono arrivati il giorno dopo. E rispondendo alla domanda del pm Antonio Sangermano se non gli fosse venuto qualche dubbio sulla parentela della marocchina con l’ex presidente egiziano, Landolfi ha risposto: ”Ho dato per certo che i superiori o la dottoressa Iafrate avessero accertato l’effettiva parentela con Mubarak”.   Landolfi peraltro ha affermato di aver anche lui parlato, prima di Giorgia Iafrate, con il pm minorile il quale ”non era d’accordo” a rilasciare Ruby. E ha specificato che dopo la sua telefonata il magistrato e’ stato contattato dal commissario capo Iafrate. In seguito a quella chiamata sono arrivate ”nuove disposizioni”.