Ruby, alla Questura di Milano arrivò “l’ordine”? “Non fatele foto segnaletiche”

Ruby Rubacuori

MILANO – Ai funzionari della Questura di Milano fu chiesto di non fare la foto segnaletica a Ruby? Secondo quanto riportato da Paolo Colonnello su La Stampa, questo dettaglio “si desume dal verbale” redatto dagli agenti che quella notte rilasciarono la ragazza marocchina.

Dunque, spiega Colonnello, quella giunta dalla Presidenza del Consiglio sarebbe stata “una telefonata più «pesante» di quello che si è voluto far credere fin qui, visto che l’ordine, come si desume dal verbale, era addirittura che Ruby non venisse nemmeno «fotosegnalata», per non lasciar tracce della sua presenza in questura”.

La relazione di servizio, scritta dopo qualche giorno dall’assistente di Polizia Marco Landolfi e l’agente Luigi Antonio Ferrazzano, è stata recapitata al pm Antonio Sangermano il 28 luglio scorso: proprio su queste pagine, evidenzia Colonnello, “si mette in luce per la prima volta la concussione del premier ai danni non solo della questura nel suo insieme, ma degli stessi uomini e donne in divisa che si videro costretti, per il peso della qualità ricoperta da Berlusconi come presidente del Consiglio, a compiere degli atti contrari ai propri doveri d’ufficio”.

A causa dell’ordine “impartito” da Palazzo Chigi, gli agenti furono portati a “non ottemperare alle disposizioni precise del pm dei Minori, Anna Maria Fiorillo, e perfino a non identificare compiutamente, come prescrive la legge, la giovane marocchina. Affidandola non ad una comunità protetta, oppure, se davvero avessero creduto alla «balla» della nipote di Mubarak, a personale del consolato egiziano, come avrebbe voluto la prassi diplomatica”.

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